Cuba: sei anni dopo la repressione di marzo

17 Marzo 2009

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Cuba: Amnesty International chiede al governo di dimostrare il proprio impegno verso i diritti umani rilasciando i prigionieri di coscienza

CS040: 18/03/2009

In occasione del sesto anniversario della repressione ai danni di attivisti politici e per i diritti umani del 18 marzo 2003, Amnesty International ha chiesto al governo cubano di rilasciare immediatamente 57 prigionieri di coscienza e rispettare il diritto alla libertà d’espressione e d’associazione.

Non c’era alcun motivo per imprigionare, sei anni fa, queste 57 persone e a maggior ragione non c’è alcun motivo per tenerli ancora in carcere dato che l’unico ‘reato’ da loro commesso è stato il pacifico esercizio del loro diritto alla libertà d’espressione‘ – ha dichiarato Gerardo Ducos, ricercatore di Amnesty International su Cuba.

Oltre alla situazione dei 57 prigionieri di coscienza, Amnesty International segue con preoccupazione la serie di intimidazioni che stanno subendo gli attivisti per i diritti umani, soprattutto quelli coinvolti nei preparativi per la manifestazione prevista oggi, 18 marzo.

Il 10 marzo Ivonne Mallesa, esponente delle Donne in bianco, un’organizzazione formata da parenti e amiche delle persone arrestate nella repressione del marzo 2003, è stata arrestata nella sua abitazione da uomini delle forze di sicurezza ed è stata portata in una ‘casa de visita’, una struttura governativa usata per svolgere incontri pubblici e convegni. Dopo quattro ore è stata rilasciata senza alcuna accusa ma è stata avvisata che sarà condannata a 20 anni di carcere se continuerà a prendere parte alle iniziative delle Donne in bianco.

Le autorità cubane hanno parlato molte volte dell’importanza dei diritti umani. Ora hanno l’opportunità di passare dalle parole ai fatti, rilasciando coloro che sono stati imprigionati ingiustamente‘ – ha commentato Ducos.

Ulteriori informazioni

Cinquantaquattro dei 57 prigionieri di coscienza fanno parte del gruppo originario di 75 persone arrestate nel corso della massiccia repressione del marzo 2003 contro il dissenso. Molti di loro vennero condannati per reati quali ‘azioni contro l’indipendenza dello stato’, per avere, secondo l’accusa, ricevuto fondi o altro materiale da organizzazioni non governative situate negli Usa e finanziate dal governo di Washington. I processi furono frettolosi e irregolari e si conclusero con condanne dai sei ai 28 anni di carcere.

Secondo le autorità, i 75 prigionieri di coscienza erano impegnati in attività ritenute sovversive e dannose nei confronti di Cuba: pubblicare articoli o rilasciare interviste su mezzi d’informazione finanziati dal governo statunitense, avere contatti con organizzazioni internazionali per i diritti umani o con gruppi e singoli individui ritenuti ostili verso Cuba. Ventuno prigionieri di coscienza sono stati rilasciati, alcuni per motivi di salute o con la condizionale.

Tra gli attuali prigionieri di coscienza figura Victor Rolando Arroyo Carmona, un bibliotecario indipendente e vicepresidente dell’organizzazione Forum per la riforma. È stato arrestato il 18 marzo 2003 e condannato, neanche tre settimane dopo, a 26 anni di carcere. Secondo il capo d’accusa, aveva costituito una biblioteca contenente oltre 6000 volumi di carattere ‘reazionario’, aveva collaborato con agenzie di stampa non accreditate presso il governo cubano e aveva vinto il premio ‘Hellman/Hammet’ di Human Rights Watch. Si trova nella prigione Cuba Sì nella provincia di Holguìn.

FINE DEL COMUNICATO                                                     Roma, 18 marzo 2009

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