DDL Zan: uno stop inaccettabile

14 Gennaio 2022

Tempo di lettura stimato: 2'

di Martina Chichi, campaigner di Amnesty International Italia

Occorre mettere un freno alla discriminazione, ai discorsi e ai crimini d’odio basati su genere, identità di genere, orientamento sessuale, disabilità. L’occasione per l’Italia c’è stata, col cosiddetto Ddl Zan, dal nome del deputato che ha depositato il disegno di legge nel 2018, Alessandro Zan. Ma con lo stop del senato avvenuto lo scorso ottobre, l’opportunità di fare un doveroso e urgente passo avanti nella lotta per la dignità e i diritti di tutti è stata affossata. Oggi non sappiamo quanto ancora dovremo attendere per avere un dispositivo legislativo adeguato per ampliare ciò che oggi è limitato alle forme di discriminazione e ai crimini basati su razza, etnia, nazionalità, religione. Che sia una questione da trattare con urgenza, lo dimostrano i dati. Con particolare riferimento all’omobitransfobia, l’ultima rilevazione ufficiale fa riferimento a segnalazioni giunte all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori nel 2019: i crimini d’odio per orientamento sessuale e identità di genere, per esempio, sono stati 107, di cui 41 casi di aggressione fisica e 30 di incitamento alla violenza.

 

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