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Commentando il colpo di stato militare che ha deposto il presidente sudanese Omar al-Bashir dopo mesi di manifestazioni, il segretario generale di Amnesty International Kumi Naidoo ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“In questa giornata storica per il Sudan, il mondo deve in primo luogo riconoscere il coraggio straordinario, la fantasia e la tenacia che il popolo sudanese ha mostrato rivendicando i suoi diritti. I fatti di oggi dovrebbero suonare come un campanello d’allarme per quei leader che nel mondo pensano di poter continuare a privare i loro popoli dei diritti fondamentali senza subire conseguenze”.
“Tuttavia, mentre molti sudanesi sono felici per la fine di un regime repressivo durato 30 anni, siamo preoccupati per la raffica di misure d’emergenza annunciate oggi dalle forze armate“.
“Chiediamo alle autorità militari del Sudan di assicurare che le leggi d’emergenza non saranno usate per negare i diritti umani e li sollecitiamo a consegnare alla storia quegli attacchi ai diritti umani che hanno caratterizzato i 30 anni di potere di al-Bashir“.
“Le autorità di transizione dovranno prendere tutte le misure necessarie per facilitare un pacifico passaggio di poteri. Questo significa rispettare la libertà d’espressione e di manifestazione e porre fine a un’era di massacri e oppressione“.
“Ma non dobbiamo dimenticare il tema della giustizia. Omar al-Bashir è ricercato per alcune delle più odiose violazioni dei diritti umani commesse in questa generazione e vogliamo che finalmente ne risponda. Le autorità sudanesi dovranno consegnare al Tribunale penale internazionale al-Bashir e gli altri tre ricercati affinché le vittime di crimini inenarrabili possano vedere che sarà fatta giustizia“.
“Le nuove autorità dovranno anche assicurare che, in ogni fase della transizione, la giustizia nazionale per i crimini di diritto internazionale sia una priorità. Tutte le persone sospettate di aver commesso crimini orribili dovranno essere portate di fronte ai tribunali nazionali e processate in modo equo, senza ricorso alla pena di morte“.