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Il codice penale tunisino criminalizza i rapporti sessuali tra adulti omosessuali consenzienti. Alcuni articoli criminalizzano gli atti e le espressioni che risultano “offensivi o minano la morale pubblica e la decenza” e sono utilizzati per perseguire le persone in base all’espressione della loro identità di genere. Queste leggi espongono le persone lgbti al rischio di arresto e di persecuzione sulla base del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere, reali o presunti, creando un clima di abuso e scarsa responsabilità da parte dello Stato e di attori non statali.
Ai sensi dell’articolo 230 del Codice penale tunisino, le persone che hanno rapporti omosessuali consensuali possono rischiare fino a tre anni di carcere, subendo violazioni dei loro diritti alla privacy, alla sicurezza e a non subire discriminazioni.
Anche le persone transgender rischiano di essere arrestate e processate in base alla legge. L’articolo 226 del Codice penale, per esempio, criminalizza l’indecenza e gli atti ritenuti “offensivi per la morale pubblica”.
Poiché i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono criminalizzati, molte persone lgbti hanno paura di denunciare le violenze e le molestie a cui sono sottoposti, temendo di essere arrestate e processate. Questo crea un ambiente fertile per i crimini di odio omofobico e transfobico e non fornisce un’adeguata protezione dalle molestie e intimidazioni provenienti dai membri della famiglia e della comunità. A causa dello stigma sociale, molte persone lgbti preferiscono nascondere il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere alle famiglie e alla comunità.
L’eventualità di essere arrestati o di subire una rivelazione pubblica della propria sessualità espone le persone lgbti anche al rischio di abusi da parte della polizia che sfrutta questa paura per ricattare, estorcere o addirittura commettere abusi sessuali.
In alcuni casi, gli uomini omosessuali sono costretti a pagare tangenti per sfuggire all’arresto, anche se la polizia difficilmente ha “prove” del loro coinvolgimento in rapporti sessuali con altri uomini. Gli arresti sono solitamente basati su stereotipi di genere legati all’apparenza, a comportamenti o a modi di esprimere se stessi, utilizzati per determinare l’orientamento sessuale o l’identità di genere reali o presunti di una persona.
Gli uomini accusati di avere rapporti sessuali consensuali con altri uomini sono regolarmente sottoposti a ispezione anale da parte di medici. Il test è solitamente ordinato da un giudice, nel tentativo di trovare “prova” di rapporti anali. Questi esami non hanno alcuna base scientifica e, come ha dichiarato il relatore speciale dell’ONU sulla tortura, oltre a essere medicalmente inutili costituiscono una forma di tortura e maltrattamento se effettuati contro la volontà della persona.
La ricerca di giustizia da parte delle persone lgbti che hanno subito violenza a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità sessuale o di genere è particolarmente difficile poiché non sempre possono contare sul sostegno dei parenti. Le famiglie spesso le rifiutano, le espongono alla violenza o semplicemente ignorano le loro sofferenze.
Chi ha partecipato apertamente a campagne contro le leggi e le pratiche discriminatorie ha dovuto subire la reazione negativa da parte del governo e della società. Gli attivisti lgbti e le organizzazioni che difendono i diritti delle persone lgbti si trovano a dover affrontare minacce e molestie.
Puoi esprimere la tua solidarietà alle persone lgbti e agli attivisti tunisini che si battono per rendere il proprio paese un luogo sicuro partecipando all’azione di solidarietà su questo sito alla sezione ATTIVATI scuole-lgbti.amnesty.it/attivati/