Egitto, amnistia di massa decretata dal presidente Morsi ma occorrono ulteriori riforme

11 Ottobre 2012

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L’8 ottobre, in occasione dei 100 giorni dal suo insediamento, il presidente egiziano Mohamed Morsi ha decretato un’amnistia in favore di tutte le persone agli arresti o condannate dai tribunali militari per ‘aver sostenuto la rivoluzione’.

La lista dei beneficiari sarà resa nota entro un mese dall’emissione del decreto. In precedenza, nei mesi di luglio e agosto, il presidente Morsi aveva ordinato il rilascio di oltre 700 manifestanti condannati dalle corti marziali.

Nel periodo successivo alla caduta dell’ex presidente Mubarak e fino all’agosto 2011, oltre 12.000 civili sono stati processati dai tribunali militari per reati quali ‘vandalismo’, possesso di armi, danneggiamento di proprietà e ‘violazione del coprifuoco’.  I processi di fronte alla corte marziale sono proseguiti fino al giugno 2012.

Dall’amnistia saranno comunque esclusi circa 1100 prigionieri condannati al termine di processi iniqui celebrati dai tribunali militari per reati non collegati alle proteste, come omicidio, stupro, furto, appropriazione indebita e uso delle armi da fuoco.

Amnesty International ha sollecitato il presidente Morsi, nell’ambito di un più ampio piano di riforme nel campo dei diritti umani, a garantire che tutti i civili non compresi nell’amnistia e che siano stati condannati dalle corti marziali, abbiano diritto a un processo di fronte a un tribunale civile oppure siano rilasciati.

L’organizzazione per i diritti umani ha invitato inoltre il presidente Morsi a non far sì che l’amnistia dell’8 ottobre resti un provvedimento isolato. Un’azione determinata va infatti intrapresa per combattere l’impunità e garantire che  gli appartenenti alle forze di polizia e all’esercito responsabili di violazioni dei diritti umani siano chiamati a rispondere del loro operato.

Sebbene il presidente Morsi abbia istituito un comitato per indagare sulle uccisioni dei manifestanti nel corso delle proteste e sul ruolo avuto dal Consiglio supremo delle forze armate, a oggi sono state emesse poche e lievi condanne nei confronti di soldati e membri delle forze di sicurezza  mentre un solo agente della polizia antisommossa è sotto processo.