Egitto: conferma della condanna a morte di Morsi, sintomo di un sistema giudiziario che ha smesso di funzionare

16 Giugno 2015

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Secondo Amnesty International, la condanna a morte dell’ex presidente Mohamed Morsi e di altri 102 imputati, tra cui importanti esponenti della Fratellanza musulmana, è l’ennesimo segnale del drammatico stato di salute del sistema giudiziario egiziano.

Questo agghiacciante esito purtroppo non sorprende in quanto è solo un altro sintomo del modo in cui il sistema giudiziario egiziano abbia cessato di funzionare e delle orribili conseguenze‘ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Siamo di fronte a nient’altro che a una vendicativa marcia verso il patibolo. I procedimenti legali sono stati complessivamente una parodia della giustizia e le condanne a morte devono essere annullate. Mohamed Morsi e i suoi collaboratori devono essere rilasciati o processati in un tribunale civile che rispetti le norme egiziane e internazionali sul giusto processo, senza ricorso alla pena capitale‘ – ha aggiunto Sahraoui.

In uno dei due processi terminati oggi, l’ex presidente Morsi e altri 80 imputati tra cui importanti esponenti della Fratellanza musulmana sono stati condannati a morte per aver diretto un’evasione di massa durante la ‘rivoluzione del 25 gennaio’ 2011, aiutati da Hamas ed Hezbollah.

Nel secondo processo 16 persone, tra cui esponenti di rilievo della Fratellanza musulmana, sono stati condannati alla pena capitale per spionaggio in favore dell’Organizzazione internazionale della Fratellanza musulmana e Hamas. Mohamed Morsi, alla sbarra anche in questo processo, è stato condannato all’ergastolo insieme ad altre 16 persone.
Due ulteriori figure di primo piano della Fratellanza musulmana sono state condannate a sette anni di carcere.

Le condanne a morte sono state confermate dopo che il Gran muftì, la principale autorità religiosa egiziana, aveva esaminato i casi e raccomandato la pena capitale. Resta ancora un appello di fronte alla Corte suprema egiziana.

Amnesty International ritiene che le autorità egiziane dovrebbero annullare tutte le accuse nei confronti di Mohamed Morsi e dei suoi collaboratori, in quanto costoro sono stati sottoposti a sparizione forzata dopo la deposizione del 3 luglio 2013. Ogni prova ottenuta dagli interrogatori nel periodo di detenzione senza contatti col mondo esterno dovrebbe essere rigettata.

Mohamed Morsi non avrebbe dovuto essere in carcere nel 2011 in quanto era sottoposto a detenzione amministrativa sulla base dei poteri d’emergenza e in assenza di un’ordinanza di carcerazione nei suoi confronti.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in tutti i casi senza eccezione alcuna, a prescindere dalla natura o dalle circostanze del reato, dalla colpevolezza o dall’innocenza o da altre caratteristiche dell’imputato e dal metodo d’esecuzione utilizzato.