Tempo di lettura stimato: 2'
Amnesty International ha chiesto al governo egiziano di sospendere lo sgombero forzato di oltre 200 famiglie di Port Said, iniziato una settimana fa per allargare la strada d’accesso a un quartiere moderno, i cui appartamenti non sono minimamente alla portata della comunità sgomberata.
Senza alcun preavviso o consultazione, martedì 4 maggio i bulldozer sono entrati nell’insediamento di Zerzara, a Port Said, distruggendo le abitazioni di 15 famiglie. Lo sgombero è stato eseguito alla presenza delle forze di polizia, che hanno anche picchiato alcuni residenti. Altri 200 nuclei familiari sono a rischio.
Rimaste senzatetto, le 15 famiglie si sono viste offrire un risarcimento di 500 lire egiziane (circa 70 euro) per le perdite subite durante lo sgombero forzato. Le autorità hanno anche comunicato loro che potranno ricostruirsi le case, ma lontano dalla strada.
Nell’insediamento di Zerzara, sorto 10 anni fa, vivono dalle 4000 alle 6000 famiglie, prive del tutto o quasi di accesso ad acqua potabile e servizi igienici. I topi aggrediscono i bambini e le malattie respiratorie e gastrointestinali sono diffuse.
Nel marzo 2009, all’indomani di una protesta degli abitanti di Zerzara, il governatorato di Port Said aveva promesso la costruzione di 9000 abitazioni, 3000 delle quali sarebbero state riservate alle famiglie di Zerzara. La promessa dev’essere ancora mantenuta.
Secondo il ministro per lo Sviluppo locale, nel 2007, più di 12 milioni di egiziani vivevano in 870 insediamenti abitativi precari. Oltre sei milioni si trovano nella zona della Grande Cairo.