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Nelle prime ore di domenica 15 novembre, agenti in borghese hanno fatto irruzione nell’abitazione di Mohamed Basheer, direttore amministrativo dell’Ong Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Eipr), che si occupa di un ampio spettro di diritti politici, civili, economici e sociali in Egitto.
Basheer è stato trasferito presso una sede dell’Agenzia per la sicurezza nazionale (i servizi segreti civili), dove è stato trattenuto per oltre 12 ore e interrogato, senza avvocato, a proposito di una visita effettuata presso la sede dell’Eipr il 3 novembre da alcuni ambasciatori e rappresentanti diplomatici di stati occidentali.
“Le circostanze che Basheer sia stato arrestato dopo l’incontro dell’Eipr con una delegazione di ambasciatori, tra cui quello italiano, e che su tale incontro sia stato interrogato rendono particolarmente urgente e necessario un intervento della Farnesina presso le autorità egiziane affinché egli sia immediatamente scarcerato e le accuse nei suoi confronti siano ritirate“, ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.
Basheer è stato portato alla Procura suprema per la sicurezza dello stato, dove un avvocato ha potuto assistere all’interrogatorio, questa volta riguardante le pubblicazioni dell’Eipr e l’assistenza legale fornita dall’Ong alle vittime di violazioni dei diritti umani.
Basheer è stato aggiunto al caso 855/2020, un’inchiesta della Procura suprema per la sicurezza dello stato che ruota intorno ad accuse infondate di terrorismo e che coinvolge importanti difensori dei diritti umani e giornalisti, tutti in carcere, tra cui Mahienour el-Masry, Mohamed el-Baqer, Solafa Magdy ed Esraa Abdelfattah.
Come abbiamo ampiamente documentato, la Procura suprema per la sicurezza dello stato usa la detenzione preventiva per lunghi periodi di tempo e per infondate accuse di terrorismo per imprigionare per mesi e addirittura per anni oppositori, voci critiche e difensori dei diritti umani, senza processarli.