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A seguito del scarcerazione e della successiva espulsione del giornalista di Al Jazeera Peter Greste, avvenute il 1° febbraio 2015, Amnesty International ha dichiarato che proseguirà a chiedere alle autorità egiziane l’annullamento delle condanne e il rilascio degli altri due colleghi di Greste, Baher Mohamed e Mohamed Fahmy, ancora in carcere nella prigione cairota di Tora.
I tre giornalisti di Al Jazeera erano stati arrestati il 29 dicembre 2013 e condannati il 23 giugno 2014 a sette anni di carcere per diffusione di notizie false, possesso di attrezzature senza permesso e assistenza alla Fratellanza musulmana. A Baher Mohamed erano stati inflitti altri tre anni per aver raccolto come souvenir la cartuccia di un proiettile. Il 1° gennaio 2015, la Corte di Cassazione ha annullato le condanne per motivi procedurali rinviando il caso a un tribunale inferiore per un nuovo processo.
‘La notizia che a Peter Greste è stato finalmente concesso di lasciare l’Egitto dopo oltre un anno di prigione dà sollievo, ma non potrà risarcire l’incubo che ha trascorso. È importante che il mondo non dimentichi la sofferenza di Baher Mohamed e Mohamed Fahmy, che sono ancora dietro le sbarre‘ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. Secondo fonti egiziane, Mohamed Fahmy dovrebbe essere espulso in tempi brevi. Peter Greste, cittadino australiano, Mohamed Fahmy, di passaporto egiziano e canadese, avevano chiesto di essere espulsi sulla base di una legge prolungata di recente che permesse l’espulsione di cittadini stranieri verso i paesi di origine per essere processati o scontare la condanna nei casi in cui siano in gioco ‘i più alti interessi nazionali’. Baher Mohamed ha tre bambini piccoli. Non ha ancora potuto vedere l’ultimo, nato nell’agosto 2014, perché era già in carcere. ‘I tre giornalisti sono stati raggiunti da accuse false e costretti a subire un processo-farsa segnato da irregolarità‘ – ha ricordato Sahraoui.
L’espulsione di Greste è avvenuta alcune settimane dopo una riconciliazione tra Egitto e Qatar, il cui governo è proprietario di Al-Jazeera. ‘L’idea che dei giornalisti siano pedine di un gioco politico è del tutto inaccettabile‘ – ha concluso Sahraoui.