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Gli emendamenti alla Dichiarazione costituzionale annunciati il 22 novembre dal presidente egiziano Mohammed Morsi calpestano lo stato di diritto e annunciano una nuova fase di repressione.
Gli emendamenti conferiscono al presidente poteri illimitati, autorizzandolo a prendere ogni provvedimento necessario ‘per proteggere il paese e gli obiettivi della rivoluzione’ e impedendo ogni ricorso legale contro le sue decisioni fino all’elezione di una nuova Assemblea del popolo, la Camera bassa del parlamento, prevista nel 2013.
Amnesty International ha dichiarato che aggirare lo stato di diritto non garantirà in alcun modo i diritti umani né la giustizia in favore delle vittime della ‘rivoluzione del 25 gennaio’. L’organizzazione ha sollecitato il presidente Morsi a rispettare il principio secondo il quale nessuno – neanche egli stesso – è al di sopra della legge e a ritirare gli emendamenti del 22 novembre.
La ‘Legge per la protezione della rivoluzione’, annunciata in contemporanea con gli emendamenti, autorizza il neo-nominato procuratore generale a tenere in carcere anche per sei mesi di carcere, sempre allo scopo di ‘proteggere la rivoluzione’, persone su cui siano in corso indagini per reati che comprendono atti a mezzo stampa, l’organizzazione di manifestazioni, gli scioperi e il ‘teppismo’: un provvedimento che, secondo Amnesty International, ricorda da vicino le leggi dello stato d’emergenza dell’era Mubarak.
Gli emendamenti alla Dichiarazione costituzionale prevedono inoltre la riapertura delle indagini e dei processi in relazione all’uccisione e al ferimento di manifestanti e agli atti di ‘terrore’ compiuti ai danni dei ‘rivoluzionari’ da funzionari del ‘deposto regime’. Queste nuove disposizioni si applicano anche ai reati contemplati dalla Legge antiterrorismo del 1992, a lungo criticata per la vaga definizione di terrorismo che conteneva.
Il nuovo procuratore generale ha immediatamente annunciato che l’ex presidente Hosni Mubarak, l’ex ministro dell’Interno Habib Adly e altri funzionari dello stesso ministero saranno nuovamente processati. Nel giugno 2012, Mubarak e Adly erano stati condannati all’ergastolo per l’uccisione di manifestanti durante la ‘rivoluzione del 25 gennaio’, mentre sei funzionari delle forze di sicurezza erano stati assolti.
Il decreto del presidente Morsi sottrae all’autorità giudiziaria il potere di sciogliere l’Assemblea costituente e il Consiglio della Shura, la camera alta del parlamento. La Corte costituzionale avrebbe dovuto pronunciarsi sulla formazione di questi due organismi entro poche settimane e molti osservatori prevedevano che ne avrebbe disposto lo scioglimento, come già fatto nel giugno 2012 nei confronti dell’Assemblea del popolo.