Egitto, “il sistema della paura che controlla gli attivisti”. Un rapporto di Amnesty International sull’Agenzia per la sicurezza nazionale

16 Settembre 2021

@Amnesty International

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Un rapporto diffuso il 16 settembre da Amnesty International, intitolato “Tutto questo finirà solo quando sarai morto”, denuncia l’operato dell’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa), i servizi segreti civili egiziani che si occupano prevalentemente di casi politici e di terrorismo.

Si tratta, secondo l’organizzazione per i diritti umani, di un vero e proprio “sistema della paura” che, attraverso convocazioni illegali, interrogatori che costituiscono trattamenti crudeli, inumani e degradati e misure cautelari sproporzionate cerca di ridurre al silenzio gli attivisti e le attiviste e di distruggere le loro vite.

Il rapporto contiene le testimonianze di 19 uomini e sette donne che, tra il 2020 e il 2021, sono stati convocati per interrogatori, minacciati di arresto e processo se non avessero risposto o che hanno subito irruzioni nelle loro abitazioni quando non si sono presentati.

Almeno 20 di loro hanno descritto l’ansia e la depressione causate dalla costante paura di finire agli arresti e dall’impossibilità di condurre una vita normale. Molti di loro hanno rinunciato a esprimere le loro opinioni o a prendere parte ad attività politiche e alcuni sono stati costretti ad andare in esilio.

“Le tattiche dell’Nsa e le sue costanti minacce e intimidazioni, stanno distruggendo le vite di attivisti, difensori dei diritti umani e operatori delle Ong. Non possono lavorare né viaggiare e passano le giornate temendo di essere arrestati. L’obiettivo dell’Nsa è chiaro: stroncare l’attivismo politico e quello per i diritti umani”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

L’Nsa abusa dei suoi poteri, negando libertà e diritti umani. L’impunità di cui beneficia da anni indica che non c’è alcuna intenzione di porre fine a tutto questo. Perciò, Amnesty International ha sollecitato gli stati membri del Consiglio Onu dei diritti umani a istituire un meccanismo di monitoraggio sull’Egitto, che riferisca regolarmente su quanto accade nel paese.

Le misure adottate dall’Nsa, ai di fuori di qualsiasi criterio legale o supervisione giudiziaria, costituiscono una violazione delle norme e degli standard del diritto internazionale nonché della stessa Costituzione egiziana e del codice di procedura penale.

Le modalità d’interrogatorio

Nel corso degli interrogatori, i funzionari dell’Nsa fanno domande sulle attività e sulle opinioni politiche, comprese quelle espresse sui social media, in particolare sulle attività dei gruppi di opposizione, dei movimenti politici o delle associazioni per i diritti umani cui le persone interrogate sono sospettate di far parte. Gli interrogatori si svolgono in assenza degli avvocati.

I funzionari dell’Nsa fanno domande personali, esaminano senza autorizzazione telefoni e profili social e minacciano il ricorso al carcere o alla tortura e anche rappresaglie sui familiari degli interrogati se questi non forniranno le informazioni richieste. Al termine, vengono ammoniti a non esercitare ulteriormente i loro diritti alla libertà di espressione, di associazione o di manifestazione pacifica.

“Mi hanno chiesto informazioni sulle attività dell’organizzazione, sul direttore, sui finanziamenti, sul mio ruolo, aggiungendo: ‘Ascolta bene, se scopro che hai mentito, non rivedrai più la luce del sole’”, ha testimoniato un difensore dei diritti umani convocato dall’Nsa nel 2020.

Le misure cautelari extragiudiziali

In molti casi, attivisti e difensori dei diritti umani che hanno terminato di scontare anche tre anni di carcere vengono obbligati, alla fine della pena, a presentarsi regolarmente negli uffici dell’Nsa presso le stazioni di polizia o in strutture autonome dell’agenzia, dove rimangono per ore o giorni privati della libertà, senza alcuna ragione legale, supervisione giudiziaria o possibilità di ricorrere contro i provvedimenti.

Queste misure cautelari extragiudiziali, che l’Nsa chiama “sorveglianza”, costituiscono una privazione arbitraria della libertà e sono del tutto diverse dalle misure richieste dai giudici. Possono durate a tempo indeterminato e dipendono in tutto e per tutto dalla volontà dell’Nsa. In molti casi, le persone sottoposte alla “sorveglianza” vengono torturate e i loro diritti al lavoro e alla vita familiare sono fortemente compromessi.

È impossibile stabilire il numero delle persone sottoposte alla “sorveglianza”, in assenza di ordinanze della magistratura e di un registro ufficiale.

“Gli attivisti e le attiviste sono sottoposti a una doppia punizione: dopo una detenzione arbitraria, una ‘sorveglianza’ analogamente arbitraria. Il presidente al-Sisi e il ministro dell’Interno devono porre fine a queste pratiche illegali”, ha commentato Luther.

L’impossibilità di un rimedio legale

Poiché l’Nsa è di fatto collocata sopra al sistema giudiziario, non è possibile ricorrere contro le misure arbitrarie o chiedere risarcimenti e giustizia: le procure sono complici nelle violazioni dei diritti umani commesse dall’Nsa e il timore di rappresaglie è elevato.

“Quando ho detto che avrei denunciato l’agente che mi aveva molestata sessualmente, mi hanno detto: ‘Cosa vuol dire denunciare? Vuoi tornare di nuovo in carcere? Qui le denunce non esistono’”, ha raccontato un’attivista per i diritti umani.

Già in passato Amnesty International aveva denunciato la sistematica assenza di indagini da parte delle procure sulle torture e sulle sparizioni di cui si rende responsabile l’Nsa e le loro ordinanze di detenzione unicamente sulla base di dossier segreti dell’Nsa.