Egitto, morte di un detenuto in carcere. Testimoni: è stato torturato

23 Agosto 2019

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Amnesty International ha sollecitato le autorità egiziane a chiarire, attraverso un’inchiesta approfondita, rapida, indipendente e imparziale, le circostanze della morte di Hossam Hamed, 30 anni, detenuto nel carcere di massima di sicurezza di al-Aqrab (“Lo scorpione”) e in isolamento almeno dal 3 agosto.

Hossan Hamed era stato trasferito ad al-Aqrab quattro mesi prima e da allora non aveva mai potuto vedere i familiari, in violazione dei regolamenti carcerari.

Secondo tre testimoni, durante il periodo di isolamento in una “cella di disciplina“, Hossan Hamed era stato ripetutamente aggredito dai secondini. Per giorni aveva urlato e picchiato sulle porte della cella fino a quando non è pervenuto più alcun rumore. Quando i secondini hanno aperto la porta, lo hanno trovato morto. Aveva il volto gonfio, pieno di ferite e di sangue.

Le forze di sicurezza egiziane vantano un triste primato in termini di brutalità e restano quasi sempre impunite. Nelle prigioni la tortura è frequente e nessuno teme di subire conseguenze“, ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

Da luglio 2019 almeno altri tre detenuti sono morti nelle prigioni egiziane, per sospetti maltrattamenti e torture o per diniego di cure mediche adeguate.

Le condizioni detentive nella prigione di al-Aqrab sono notoriamente pessime. A luglio circa 130 detenuti hanno avviato uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento subito e il divieto di ricevere visite familiari. Secondo una dichiarazione dei detenuti in sciopero, la direzione del carcere ha disposto punizioni equivalenti a tortura.