Egitto: necessaria maggiore protezione per i cristiani copti

7 Gennaio 2011

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Amnesty International condanna fermamente l’attentato delle prime ore del 1° gennaio 2011 contro una chiesa cristiana copta ad Alessandria, che ha provocato la morte di 23 persone e il ferimento di numerosi fedeli che assistevano alla messa di mezzanotte per il nuovo anno. Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane di adottare misure per proteggere i cristiani copti che celebrano oggi, 7 gennaio, il Natale.

L’attentato davanti alla chiesa di al-Qidissin, nel quartiere di Sidi Basher, ad Alessandria non è stato rivendicato. Le autorità hanno affermato che l’attacco suicida è legato ad al-Qaeda e che sette sospettati sono stati fermati per essere interrogati.

Amnesty International esprime tutta la sua vicinanza e rivolge il suo pensiero alle vittime dell’attentato. L’organizzazione condanna tutti gli attacchi deliberati contro i civili, che non sono mai giustificabili qualunque siano le circostanze. Questi sono assolutamente vietati dal diritto internazionale ed esprimono un totale disprezzo del diritto alla vita.

Amnesty International chiede alle autorità egiziane di avviare un’indagine esaustiva e imparziale, di identificare i responsabili dell’attentato e di assicurare che i diritti delle vittime e dei loro familiari alla giustizia, alla verità e alla riparazione siano rispettati. Questo sarà possibile se le autorità egiziane rispetteranno i loro obblighi internazionali in materia di diritti umani.

Le vittime e i loro familiari hanno il diritto di sapere la verità sull’attentato, sulle persone o i gruppi che l’hanno realizzato oppure ordinato. Hanno inoltre il diritto di sapere in quale misura le autorità hanno fallito nel loro dovere di proteggerli e i motivi per cui questo è accaduto. Solo un’indagine e un processo ai presunti responsabili nel rispetto delle norme internazionali possono dare delle risposte alle domande delle vittime e dei loro familiari.

Dopo l’attentato, diversi egiziani, compresi musulmani e copti, hanno manifestato in numerosi governatorati per condannare l’atto ed esprimere solidarietà alle vittime e ai loro familiari. Le autorità avrebbero impedito alcune di queste manifestazioni, soprattutto ad Alessandria.

L’attacco di sabato 1 gennaio ha suscitato la rabbia di copti e altri egiziani che sono scesi nelle strade di Alessandria, del Cairo e anche in quelle del governatorato di Qalyubiya, chiedendo maggiore protezione e giustizia. Ad Alessandria, i manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza, che hanno usato gas lacrimogeni ed esploso proiettili di gomma per disperdere la folla.

Alcuni manifestanti sono stati feriti durante gli scontri di lunedì 3 gennaio 2011 a Shobra, un distretto a nord del Cairo. Secondo fonti ufficiali sarebbero stati feriti anche degli agenti, almeno 14. Otto manifestanti, compresi Mustafa Shawqi, Mohamed Nagi, Mustafa Muheiddin, Amr Ahmed Hassan, Tamer al-Saydi, Ahmed Refaat e Mohamed Atef sono stati arrestati con diverse accuse, tra cui quelle di distruzione di beni pubblici e privati, aggressione a pubblico ufficiale e turbamento dell’ordine pubblico.

Le autorità egiziane devono assicurare che queste misure non siano usate per impedire di esprimere pacificamente la loro solidarietà alle vittime e ai loro familiari, devono astenersi dal perseguire coloro che hanno esercitato senza violenza il loro diritto alla libertà di riunione e devono garantire processi equi.

Pur avendo il diritto di mantenere l’ordine pubblico, le autorità devono agire rispettando scrupolosamente la legge e i principi di necessità e proporzionalità sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr). Nonostante sia parte dell’Iccpr, l’Egitto ne viola l’articolo 21 adottando sistematicamente restrizioni e misure radicali per reprimere il legittimo esercizio del diritto di manifestare e di riunirsi pacificamente.

Molti egiziani, compresi diversi copti, ritengono che le autorità non abbiano preso le misure necessarie per far fronte in modo appropriato a precedenti episodi e alle minacce recenti, e questo ha incrementato le tensioni tra le autorità e i copti.

Nel novembre 2010, le forze di sicurezza hanno fatto ricorso a forza eccessiva contro i cristiani copti che protestavano contro il rifiuto delle autorità di autorizzare la costruzione di una chiesa a Giza. Durante le proteste furono uccise due persone e decine furono arrestate e ferite.

Amnesty International chiede alle autorità egiziane di rispettare l’articolo 18 dell’Iccpr, mantenendo l’impegno di mettere fine alle pratiche discriminatorie che impediscono ai copti di costruire i loro luoghi di culto.

Alla luce dell’attentato di Alessandria e della sparatoria in corsa da un veicolo contro dei fedeli che uscivano da una chiesa nella città di Nagaa Hammadi, che provocò sette morti nel 2010, Amnesty International ha esortato le autorità egiziane a adottare misure per proteggere la minoranza copta e fare in modo che i copti possano godere dei loro diritti umani senza subire discriminazione.

Leggi il comunicato ‘Egypt: Amnesty International condemns deadly attack on church in Alexandria, calls for improved protection ahead of Coptic Christmas’