Egitto: ‘oltraggioso’ verdetto in un processo per blasfemia

16 Dicembre 2012

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Alber Saber Ayad, 27 anni, è stato condannato da un tribunale del Cairo a tre anni di carcere per ‘diffamazione della religione’ in quello che Amnesty International ha definito ‘un oltraggioso assalto alla libertà d’espressione’.

‘Il suo crimine è stato solo quello di aver reso pubbliche online le sue idee. Il tribunale avrebbe dovuto chiudere il caso sin dal primo giorno e ora invece è ritenuto un diffamatore della religione’ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Alber Saber Ayad era stato arrestato il 13 settembre al Cairo, nella sua abitazione, dopo che quest’ultima era stata circondata da una folla di uomini che invocava la sua morte, accusandolo di eresia, ateismo e di promozione del cortometraggio ‘L’innocenza dei musulmani’, un’opera ritenuta offensiva da molte persone.

La polizia aveva atteso un giorno prima di rispondere alla richiesta d’aiuto proveniente dall’abitazione. All’arrivo, gli agenti hanno arrestato Alber Saber Ayad, sequestrandogli il computer portatile e alcuni cd.

Mentre si trovava nella stazione di polizia di El Marg, un agente ha incitato gli altri detenuti ad aggredirlo. Nel carcere di Tora, è stato tenuto in una cella senza luce diretta e senza acqua potabile fino a quando un’organizzazione locale per i diritti umani ha vinto un ricorso contro le sue condizioni detentive.

Durante il processo, il giudice ha rifiutato di convocare testimoni chiave, tra cui gli agenti che avevano effettuato l’arresto, i funzionari che lo avevano interrogato e la persona che aveva sporto denuncia nei confronti dell’imputato.

Alber Saber Ayad dovrebbe essere rimesso in libertà il 13 dicembre, dietro pagamento di 1000 sterline egiziane, in attesa del processo d’appello.

Amnesty International, che ha segnalato il caso agli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani, ha sottolineato come questo verdetto sia stato emesso alla vigilia del referendum sulla nuova Costituzione che, se approvata, potrà dare luogo a molti altri casi del genere.

Mentre l’art. 45 protegge la libertà d’espressione, gli artt. 44 e 31 proibiscono l’insulto e la diffamazione rispettivamente nei confronti della religione e delle singole persone.

FINE DEL COMUNICATO                           Roma, 12 dicembre 2012

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