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Le condanne a morte di massa emesse il 24 marzo 2014 dal tribunale di Minya sono, secondo Amnesty International, un grottesco esempio delle carenze e della natura selettiva del sistema giudiziario egiziano. I 528 imputati, sostenitori di Mohamed Morsi, sono stati condannati a morte per il loro presunto ruolo nelle violenze seguite alla deposizione dell’ex presidente nel luglio 2013.
‘È un’enorme ingiustizia. Le condanne a morte devono essere annullate. Emettere così tante condanne a morte in un singolo processo fa sì che l’Egitto abbia superato la maggior parte dei paesi per numero di condanne inflitte in un anno‘ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Si tratta del più alto numero di condanne a morte emesse simultaneamente negli ultimi anni, non solo in Egitto ma a livello mondiale. I tribunali egiziani sono solleciti nel punire i sostenitori di Morsi ma ignorano le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di sicurezza. Mentre migliaia di simpatizzanti dell’ex presidente languono in prigione, non vi sono state indagini adeguate sulla morte di centinaia di manifestanti. Un solo agente di polizia rischia il carcere, accusato della morte di 37 detenuti‘ – ha aggiunto Sahraoui. ‘Senza un processo indipendente e imparziale che assicuri verità e giustizia per tutti, molti si chiederanno se il sistema giudiziario egiziano abbia qualcosa a che fare con la giustizia. In ogni caso, il ricorso alla pena di morte è di per sé ingiusto e le autorità egiziane dovrebbero introdurre una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pena capitale‘ – ha commentato Sahraoui.
Nonostante le ripetute richieste, anno dopo anno, di Amnesty International, le autorità egiziane non rendono noti i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. L’organizzazione per i diritti umani ha appreso che nel 2013 i tribunali egiziani hanno emesso almeno 109 condanne a morte, rispetto alle almeno 91 del 2012 e alle almeno 123 nel 2011. L’ultima esecuzione di cui Amnesty International è a conoscenza ha avuto luogo nell’ottobre 2011, quando un uomo è stato impiccato per l’uccisione di sei copti e di un poliziotto nel corso di una sparatoria avvenuta nel gennaio 2010.