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La sentenza con cui il 16 maggio un tribunale egiziano ha raccomandato la morte l’ex presidente Mohamed Morsi e altri 105 imputati per aver organizzato l’evasione di massa dal carcere di Wadi el Natroun, è stata giudicata da Amnesty International una ‘parodia della giustizia‘. La richiesta delle 106 condanne a morte sarà sottoposta al parere, non vincolante, del Gran muftì. Il verdetto è atteso il 2 giugno. Se le condanne verranno confermate, gli imputati potranno ricorrere in Corte di cassazione.
‘Questo processo mostra il deplorevole stato in cui si trova la giustizia egiziana‘ – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. ‘Morsi è stato tenuto in totale isolamento per mesi, mentre le indagini nei suoi confronti proseguivano senza che il detenuto potesse essere difeso. La pena di morte è ormai lo strumento scelto dalle autorità per stroncare l’opposizione politica. La maggior parte degli imputati condannati a morte dal luglio 2013, quando Mohamed Morsi venne deposto, erano e sono suoi sostenitori‘ – ha commentato Boumedouha.
In un processo parallelo, per spionaggio a favore di Hamas, Hezbollah e le Guardia rivoluzionarie iraniane, Morsi è scampato alla pena di morte, cui sono stati invece condannati altri 16 imputati. Morsi sta già scontando una condanna a 20 anni di carcere, emessa nell’aprile 2015, per il suo coinvolgimento negli scontri mortali che si svolsero nel dicembre 2012 fuori dal palazzo presidenziale. Lo aspettano ulteriori due processi, rispettivamente per spionaggio in favore del Qatar e offesa al potere giudiziario.