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Il 6 dicembre la terza sezione del tribunale antiterrorismo del Cairo ha confermato il congelamento dei beni patrimoniali e delle proprietà di tre dirigenti dell’Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Eipr): Gasser Abdel-Razak, Karim Ennarah e Mohamed Basheer.
I tre dirigenti, arrestati a metà novembre, erano stati scarcerati il 3 dicembre dallo stesso giudice pur rimanendo sotto inchiesta per false accuse di terrorismo.
Sempre il 6 dicembre è stata finalmente disposta la chiusura di un’inchiesta, nota come “caso 173”, durata quasi 10 anni a carico di una ventina di Ong accusate di aver ricevuto illegalmente fondi stranieri.
Nel dicembre 2011 la polizia aveva fatto irruzione nel quartier generale di diverse Ong, tra cui la Freedom House, l’International Republican Institute e il National Democratic Institute.
Nel 2013 43 imputati, molti dei quali cittadini stranieri e dunque contumaci, erano stati condannati a pene comprese tra unoo e cinque anni. L’assoluzione era arrivata nel 2018.
Almeno 31 membri di Ong sono soggetti a divieto di vaggio all’estero. Di questi, 10 hanno subito anche il congelamento dei beni patrimonali: oltre ai tre dirigenti dell’Eipr c’è il fondatore e attuale direttore ad interim Hossam Bahgat; e inoltre Mozn Hassan del Centro “Nazra” per gli studi femministi, Mohamed Zaree dell’Istituto del Cairo per gli studi sui diritti umani, Azza Soliman del Center per l’assistenza legale alle donne, Gamal Eid della Rete araba d’informazione sui diritti umani, Aida Seif el-Dawla del Centro “Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza e della tortura” e Ramy Shaat del movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni.