Tempo di lettura stimato: 2'
Il decreto emanato il 9 dicembre 2012 dal presidente egiziano Mohamed Morsi, che conferisce all’esercito poteri di polizia, costituisce un pericoloso spiraglio che potrebbe nuovamente spianare la strada ai processi in corte marziale per i civili.
Il decreto stabilisce che tutti i membri delle forze armate avranno poteri giudiziari fino all’esito del referendum sulla proposta di Costituzione del 15 dicembre.
‘Considerato ciò che ha fatto l’esercito quando era al potere, con oltre 120 manifestanti uccisi e almeno 12000 civili processati dalle corti marziali, il decreto del presidente Morsi costituisce un pericoloso precedente’ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
Inoltre, resta in vigore il decreto ‘per la protezione della rivoluzione’ che permette ai procuratori di ordinare sei mesi di detenzione preventiva nei confronti di persone sotto inchiesta per reati di stampa, organizzazione di proteste, scioperi e ‘teppismo’.
‘Queste norme restrittive, una reminiscenza del tanto criticato stato d’emergenza, sono state usate in passato per punire il pacifico esercizio del diritto alla libertà d’espressione, di riunione e di associazione’ – ha commentato Sahraoui.