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La decisione presa alla vigilia dei risultati elettorali dal Consiglio supremo delle forze armate (Scaf) di conferirsi poteri senza controllo spiana la strada a un ulteriore periodo di violazioni dei diritti umani.
La Dichiarazione costituzionale emessa nel marzo 2011 aveva dato allo Scaf il potere di governare il paese fino alle elezioni parlamentari e presidenziali. Domenica 16 giugno, lo Scaf ha emendato la Dichiarazione per attribuirsi tutte le materie relative alle forze armate, rimuovendo di fatto ogni forma di controllo delle istituzioni civili sull’operato dell’esercito.
Uno dei punti-chiave dell’emendamento autorizza il presidente dell’Egitto a chiedere alle forze armate di combattere ‘i disordini interni’, delegando alla legge il compito di determinare l’esatta giurisdizione dell’esercito, i suoi poteri di arresti e di detenzione e le condizioni relative all’uso consentito della forza.
L’emendamento rinvia alla legge anche per indicare ‘i casi di non responsabilità’ delle forze armate, ossia i casi in cui le forze armate, nel fronteggiare i ‘disordini’ saranno immuni da indagini e procedimenti giudiziari.
L’emendamento concede all’esercito il potere di formare una nuova assemblea costituente nel caso in cui quella esistente non sia in grado di portare avanti i suoi lavori, conferendo persino il potere di respingere ogni articolo proposto da tale organismo.
L’emendamento del 16 giugno arriva a pochi giorni di distanza dalla decisione, adottata il 13 giugno dal ministro dell’Interno, di garantire alla polizia militare e ai servizi di sicurezza militari compiti di polizia e di occuparsi anche dei reati commessi dai civili contro la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico.