Egitto più pericoloso che mai: spazio per dissenso inesistente

24 Gennaio 2019

Credit: Amnesty International

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A 8 anni di distanza da quella rivoluzione che culminò il 25 gennaio 2011, la popolazione egiziana è sottoposta a un attacco senza precedenti alla libertà d’espressione.

Durante quella rivoluzione, erano decine di migliaia le persone che protestavano per chiedere maggiore protezione per i diritti umani, ma le condizioni in Egitto per chi manifesta il dissenso in modo pacifico sono drasticamente peggiorate: sotto la presidenza di Abdelfattah al-Sisi, lo spazio per il dissenso è diventato inesistente.

Mai come oggi, nella storia recente del paese, è così tanto pericoloso criticare apertamente il governo. Sotto la presidenza di al-Sisi c’è stato un attacco senza precedenti nei confronti di chi ha espresso le proprie idee e che per questo è stato trattato alla stregua di un terrorista”, ha dichiarato Najia Bounaim, direttrice delle campagne di Amnesty International sull’Africa del Nord.

Nel corso del 2018 almeno 113 persone sono state arrestate semplicemente per aver espresso in modo pacifico le loro opinioni. Molte sono rimaste in detenzione preventiva per mesi e poi portate in giudizio, anche in corte marziale, con le accuse di “militanza in gruppi terroristici” e “diffusione di notizie false”.

“Nell’ultimo anno, persone che avevano osato criticare il governo sono state incarcerate, spesso in isolamento o sottoposte a sparizione forzata, solo per aver espresso le loro idee sui social media, rilasciato interviste, denunciato le molestie sessuali o persino per il tifo in favore di determinate squadre di calcio. In alcuni casi, le persone arrestate non avevano fatto veramente nulla. Sotto l’amministrazione del presidente al-Sisi l’Egitto si è trasformato in una prigione a cielo aperto per chi esprime critiche”, ha sottolineato Bounaim.

Come non ricordare il caso di Amal Fathy.

Amal è la moglie di Mohamed Lotfy, direttore della Commissione egiziana per i diritti e la libertà, l’organizzazione non governativa egiziana che – nonostante arresti e intimidazioni – ha da subito fornito consulenza legale alla famiglia di Giulio Regeni.

La donna era stata arrestata in modo arbitrario l’11 maggio 2018 per aver pubblicato su Facebook un video in cui raccontava la sua esperienza di vittima di molestie sessuali e criticava le autorità egiziane per la mancata protezione delle donne.

Amal si è vista confermare il 30 dicembre in appello la condanna a due anni di carcere che le era stata inflitta a settembre.

“Sotto la presidenza di al-Sisi c’è stato un attacco senza precedenti nei confronti di chi ha espresso le proprie idee e che per questo è stato trattato alla stregua di un terrorista”. Najia Bounaim

Di fronte alla repressione della libertà d’espressione, lanciamo una campagna intitolata Egitto: una prigione a cielo aperto per chi esprime critiche, con l’obiettivo di spingere le autorità del Cairo a porre fine all’attacco alla libertà d’espressione e a garantire che chiunque possa esprimere le sue idee e opinioni senza timore di rappresaglie.