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Trecentoventisette casi di sparizione forzata, oltre 78.000 detenzioni arbitrarie su un totale di circa 102.000 persone attualmente private della libertà, sovraffollamento delle carceri del 148 per cento e almeno 235 morti in custodia.
Queste sono alcune delle conseguenze di due anni di stato emergenza in El Salvador, in America centrale: una misura considerata solo straordinaria e temporanea è diventata la norma, grazie anche a una serie di modifiche al codice penale che hanno indebolito la presunzione d’innocenza e il diritto alla difesa.
La strategia di minimizzazione, diniego e delegittimazione adottata dal governo salvadoregno nei confronti delle denunce sulle violazioni dei diritti umani e delle richieste di porre fine allo stato d’emergenza, lascia pensare che il secondo mandato del presidente Bukele aggraverà ulteriormente la situazione.
All’interno del paese le voci critiche e le persone che difendono i diritti umani rischiano a loro volta di subire violazioni dei diritti umani: le organizzazioni locali segnalano 34 casi del genere, tra cui quello di Verónica Delgado, una madre in cerca della figlia scomparsa, arrestata l’11 marzo 2024.