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Durerà (almeno) un altro mese lo stato d’emergenza a El Salvador: così ha deciso il 25 aprile l’Assemblea legislativa, prorogando il provvedimento decretato il 27 marzo dopo un fine-settimana di violenza tra le bande criminali che infestano lo stato centroamericano.
Un mese di stato d’emergenza che ha fatto molti danni.
Sono stati sospesi diritti umani fondamentali, cui secondo gli standard internazionali non si dovrebbe derogare in alcuna circostanza, come quelli alla difesa legale e a essere informati dei motivi dell’arresto.
Grazie allo stato d’emergenza, è ora possibile trattenere un detenuto in attesa di processo per un periodo di tempo indefinito, processare imputati in contumacia, condannare minorenni dai 12 ai 16 anni di età anche a dieci anni di carcere per reati legati alle bande criminali ed emettere sentenze contro chi “direttamente o indirettamente beneficia di relazioni di qualunque genere” con le bande criminali: una definizione del tutto vaga e generica.
Infine, sono previste pene anche per i giornalisti che divulgano informazioni sulle attività delle bande criminali “riproducendo contenuti che si ritiene siano stati realizzati” da queste ultime.
Dall’introduzione dello stato d’emergenza sono state arrestate almeno 17.000 persone. Il presidente Bukele ha dichiarato pubblicamente che i detenuti non avrebbero ricevuto razioni adeguati di cibo. Secondo i mezzi d’informazione, vi sono stati almeno quattro decessi in carcere.