Entrata in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura

20 Giugno 2006

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Il 22 giugno entra in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura. Amnesty International chiede all’Italia l’immediata ratifica del Protocollo e l’introduzione del reato di tortura nel codice penale

CS66-2006: 21/06/2006

Domani, 22 giugno, entrerà in vigore il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. La Cinat (Coalizione delle Ong internazionali contro la tortura – cfr. elenco in fondo al presente comunicato) esprime il proprio apprezzamento per i primi 20 Stati che hanno ratificato il Protocollo, consentendo in questo modo la sua entrata in vigore: Albania, Argentina, Bolivia, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Georgia, Honduras, Liberia, Maldive, Mali, Malta, Mauritius, Messico, Paraguay, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Uruguay.

Da questo elenco manca ancora l’Italia, che ha firmato ma non ratificato il Protocollo.

L’obiettivo del Protocollo è di prevenire la tortura e gli altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani e degradanti (maltrattamenti) mediante l’istituzione di un sistema di visite regolari nei luoghi di detenzione, da parte di ‘meccanismi preventivi nazionali’ indipendenti che gli Stati parte del Protocollo s’impegnano a istituire o nominare, e di un nuovo organismo internazionale di esperti, il Sottocomitato per la prevenzione della tortura.

Le visite regolari e non soggette a restrizioni nei luoghi di detenzione costituiscono un elemento importante di una strategia complessiva per prevenire la tortura e i maltrattamenti. Le visite degli organismi indipendenti non solo possiedono un effetto deterrente, ma consentono anche di verificare direttamente il trattamento cui sono sottoposte le persone private della libertà e le condizioni di detenzione, di presentare raccomandazioni per migliorare queste ultime e di controllare la loro attuazione. Le visite, inoltre, permettono ai detenuti di mantenere un preziosissimo contatto col mondo esterno.

Il Protocollo è uno strumento innovativo da tre punti di vista. In primo luogo, prevede che organi di controllo nazionali e internazionali lavorino in tandem. Inoltre, a differenza di altri meccanismi dell’Onu, il Sottocomitato per la prevenzione della tortura e i ‘meccanismi preventivi nazionali’ non hanno bisogno di richiedere il permesso di visitare i luoghi di detenzione: gli Stati parte del Protocollo devono accettare le loro visite e collaborare per attuare le loro raccomandazioni. Infine, il Sottocomitato ha il compito di fornire consulenza e assistenza agli Stati parte e ai ‘meccanismi preventivi nazionali’.

L’entrata in vigore del Protocollo assume particolare importanza in un periodo in cui il flagello della tortura sembra non conoscere opposizione. Alcuni Stati non solo si rendono responsabili o complici di torture e maltrattamenti, ma stanno anche cercando di aggirare o indebolire quelle garanzie legali, consolidate e fondamentali, che tutelano il diritto di tutte le persone private della libertà a non subire maltrattamenti e torture.

Il Sottocomitato verrà istituito all’indomani dell’entrata in vigore del Protocollo e gli Stati parte avranno un anno di tempo per creare o nominare i loro ‘meccanismi preventivi nazionali’.

La Cinat chiede a tutti gli Stati parte della Convenzione Onu contro la tortura di agire con urgenza per ratificare e applicare il Protocollo. Gli Stati che ancora non hanno ratificato la Convenzione dovranno farlo al più presto e, immediatamente dopo, firmare e ratificare il Protocollo.

In particolare, la Sezione Italiana di Amnesty International chiede al governo e al parlamento di procedere rapidamente alla ratifica del Protocollo e all’introduzione del reato di tortura nel codice penale, colmando in questo caso un’inaccettabile lacuna che si protrae dal 1988.

Ulteriori informazioni

Fanno parte della Cinat le seguenti organizzazioni: Amnesty International, Associazione per la prevenzione della tortura (Apt), Commissione internazionale dei giuristi (Icj), Federazione internazionale d’azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (Fiacat), Consiglio internazionale per la riabilitazione delle vittime di tortura (Irct), Redress Trust e Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct).

FINE DEL COMUNICATO                                                   Roma, 21 giugno 2006

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