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Con la sentenza del processo di appello, letta in aula il 20 marzo 2019, i giudici hanno ritenuto che Radovan Karadžić non sia riuscito a mettere in discussione le conclusioni del verdetto di primo grado sulla sua intenzione di commettere un genocidio nei confronti della popolazione musulmana a Srebrenica. I giudici hanno pertanto accolto le richieste dell’accusa elevando all’ergastolo la condanna iniziale a quarant’anni.
“La decisione di confermare la condanna di Radovan Karadžić per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra invia un potente messaggio al mondo. Non può più esserci un’ombra di dubbio sul fatto che sia stato colpevole dei più gravi crimini di diritto internazionale commessi sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale“.
Questo il commento di Massimo Moratti, vicedirettore di Amnesty International alla decisione della Camera degli appelli del Meccanismo residuale internazionale per i Tribunali criminali di aumentare fino all’ergastolo la condanna per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra per Radovan Karadžić.
“La sentenza dimostra che i criminali di guerra non possono evadere la giustizia e che l’impunità non è tollerata e offre un po’ di giustizia alle vittime di Karadžić, che hanno atteso questo giorno per oltre 24 anni“.
“Non dobbiamo dimenticare, comunque, che quasi un quarto di secolo dopo la fine della guerra della Bosnia, migliaia di casi di sparizione forzata restano irrisolti e permane un’inquietante mancanza di volontà politica che blocca ancora l’accesso delle vittime alla giustizia, alla verità e alla riparazione“.
“Ora sta alle autorità locali della Bosnia ed Erzegovina e degli altri stati della regione agire per porre finalmente termine a questo capitolo nero della storia balcanica“.