Eritrea, detenuti privi di difese dalla pandemia da Covid-19

21 Maggio 2020

Eric Lafforgue

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Non possono fare la doccialavare i vestiti regolarmente, non hanno accesso ai gabinetti e devono fare i loro bisogni all’aperto: secondo informazioni ricevute, questa è la situazione di migliaia di prigionieri nei sovraffollati centri di detenzione dell’Eritrea.

La denuncia riguarda in particolare quattro prigioni: Adi Abeyito, Mai Serwa Maximum Security, Mai Serwa Asmera Flowers e Ala.

La direzione delle carceri non fornisce prodotti per l’igiene personale come il sapone. Dal 2 aprile le visite dei familiari sono vietate e dunque la situazione è ulteriormente peggiorata, anche dal punto di vista della consegna di prodotti alimentari.

Ad Adi Abeyito, che ospita 2500 detenuti in uno spazio previsto per 800, la doccia e il lavaggio dei vestiti sono previsti due volte alla settimana. Nelle altre tre strutture la situazione è persino peggiore. Non è consentito portare scarpe o pantofole per evitare il rischio che i detenuti si arrampichino sul fino spinato per evadere.

I gabinetti sono situati fuori dalla struttura e ci si può andare due volte al giorno. Quelli interni sono utilizzabili solo nella stagione delle piogge.

A Mai Serwa Asmera Flowers, in realtà un campo di lavoro forzato dove i Testimoni di Geova e altri detenuti sono costretti a lavorare nei campi a raccogliere fiori, non esistono gabinetti. I 700 detenuti devono fare i loro bisogni all’aperto. A Mai Serwa Maximum Security prison ci sono solo 20 gabinetti per 500 detenuti, quando la capienza massima dovrebbe essere di 230 persone.

La prigione di Ala ha una capienza di 1200 persone ma ve ne sono circa il triplo.

La distanza fisica è impossibile. Gli spazi variano da celle d’isolamento di due metri per due a container dove sono stipate fino a 20 persone. Letti e materassi non sono ammessi. La maggior parte dei prigionieri non è mai stata incriminata né tanto meno processata e non ha la minima idea di quando la detenzione terminerà.

In questa situazione, tantissimi detenuti hanno sviluppato malattie fisiche e mentali ma all’interno delle quattro strutture detentive sono disponibili solo medici formati al primo soccorso.

Nella prigione di Ala i detenuti hanno dovuto comprare a loro spese un termometro e un apparecchio per misurare la pressione che sono stati messi a disposizione di un medico a sua volta prigioniero. L’ospedale più vicino si trova a 26 chilometri di distanza.

In queste condizioni, il rischio di diffusione del Covid-19 è altissimo.

Abbiamo sollecitato il governo eritreo a decongestionare i centri di detenzione, dando priorità ai prigionieri di coscienza, a minorenni, ai detenuti in attesa di giudizio, agli ammalati e agli anziani.