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Alla vigilia del secondo anniversario dell’esplosione al porto di Beirut che causò almeno 220 morti, oltre 7000 feriti e danni ingenti in tutta la capitale libanese, un gruppo di organizzazioni non governative libanesi e internazionali, tra cui Amnesty International, ha chiesto agli stati membri del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di presentare una risoluzione, alla prossima sessione di settembre, per inviare “una missione conoscitiva indipendente e imparziale” che faccia luce su quanto accaduto il 4 agosto 2020.
“La missione – si legge in una nota di Amnesty International, prima firmataria dell’appello – dovrebbe stabilire i fatti e le circostanze, comprese le cause profonde, dell’esplosione, al fine di stabilire la responsabilità statale e individuale e sostenere la giustizia per le vittime”.
“Due anni dopo, l’indagine interna è stata interrotta senza aver fatto alcun progresso. Le autorità libanesi hanno ripetutamente ostacolato il corso delle indagini interne sull’esplosione proteggendo politici e funzionari coinvolti nell’esplosione da interrogatori, procedimenti giudiziari e arresti”.
Gli esponenti politici sospettati hanno presentato oltre 25 richieste di archiviazione causando la sospensione dell’inchiesta condotta dal giudice Bitar, quasi un anno fa.
“Ora più che mai – conclude la nota – è chiaro che l’indagine interna non può assicurare giustizia, il che rende ancora più urgente l’istituzione di una missione conoscitiva internazionale incaricata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite”.