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L’estradizione dell’ex primo ministro della Libia al-Baghdadi al-Mahmoudi, decisa dalle autorità tunisine il 24 giugno, costituisce una violazione dei diritti umani a causa del rischio che l’uomo possa andare incontro alla tortura, a un processo iniquo con relativa condanna a morte o a un’esecuzione extragiudiziale.
Al-Mahmoudi era stato primo ministro della Libia dal marzo 2006 fino a quando, nell’agosto 2011, era fuggito in Tunisia. Arrestato a settembre, era stato condannato a sei mesi di carcere per ‘ingresso illegale’ ma era stato prosciolto 30 giorni dopo.
Una volta assunto il potere, le nuove autorità libiche avevano chiesto l’estradizione di al-Mahmoudi per vari reati tra cui ‘sperpero di fondi pubblici’, ‘offesa a funzionari pubblici’, ‘minaccia armata a funzionari della sicurezza’ e ‘incitamento a compiere stupri’.
Autorizzata da una corte d’appello a novembre, l’estradizione di al-Mahmoudi era stata bloccata dal presidente tunisino Moncef Marzouki, ex attivista per i diritti umani. Secondo l’art. 324 del codice di procedura penale, al presidente spetta la decisione finale su tutte le estradizioni. Marzouki ha negato di aver autorizzato l’estradizione. Il primo ministro della Tunisia ha dichiarato che l’estradizione ha avuto luogo a seguito della decisione della corte d’appello di novembre.
Appena consegnato alle autorità libiche, al-Mahmoudi è stato trasferito in una prigione.