Etiopia, allarme per la carenza di cibo. Consentire aiuti umanitari internazionali nei campi per rifugiati nel Tigrè

14 Dicembre 2020

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Le autorità etiopi devono permettere che gli aiuti umanitari internazionali raggiungano liberamente i campi profughi nello stato del Tigrè. Lo ha dichiarato Amnesty International dopo l’allarme delle Nazioni Unite sul rischio di carenza di cibo nella regione.

Dall’inizio del conflitto nel nord dell’Etiopia il 4 novembre, l’accesso all’area del Tigrè è stato fortemente limitato a causa dell’azione militare in corso, da un blackout delle comunicazioni e dalla sospensione dei voli civili verso gli aeroporti nella regione.

La situazione dal punto di vista della sicurezza continua a peggiorare e Amnesty International chiede anche protezione per decine di migliaia di rifugiati eritrei che si trovano in numerosi campi nel Tigrè, oltre al libero accesso per gli osservatori dei diritti umani.

Siamo sull’orlo di una crisi umanitaria nel nord dell’Etiopia e le autorità federali locali stanno peggiorando la situazione”, ha dichiarato Deprose Muchena, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.

Devono essere consentiti gli aiuti umanitari internazionali e l’accesso agli osservatori dei diritti umani, anche nei campi profughi, al fine di prevenire ulteriore morte e miseria. Inoltre, il governo etiope deve ripristinare le comunicazioni telefoniche e la connessione Internet in tutta la regione, per permettere il coordinamento degli aiuti a sostegno delle persone che ne hanno urgente bisogno”, ha proseguito Deprose Muchena.

Si calcola che ci siano 96.000 rifugiati di provenienza eritrea ospiti nella regione del Tigrè. Amnesty International ha confermato che migliaia di rifugiati eritrei hanno lasciato quei campi e hanno raggiunto la città di Gondar, nella regione di Amhara, e la capitale del paese, Addis Abeba.

Le Nazioni Unite calcolano la presenza di 100.000 sfollati interni nella regione dallo scoppio delle ostilità, che si aggiungono alle 850.000 persone che avevano bisogno di assistenza umanitaria già prima dell’inizio del conflitto. Nelle ultime settimane, oltre 50.000 persone, molte delle quali hanno raccontato terribili storie di violenza, sono scappate dal Tigrè nel vicino Sudan.

Nelle ultime settimane, il Comitato internazionale della Croce rossa ha lanciato l’allarme sull’esaurimento delle forniture mediche negli ospedali dell’area e il Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha descritto una “situazione estremamente preoccupante e volatile” che rischia anche di peggiorare.

Rischi per gli operatori umanitari

Amnesty International è anche preoccupata per la sicurezza degli operatori umanitari presenti nella regione, dopo la conferma che quattro operatori sono stati uccisi dall’inizio del conflitto. Il mese scorso, tre agenti di sicurezza del Danish Refugee Council sono stati uccisi ed è anche morto un membro del personale della International Rescue Committee nel campo profughi di Hitsats. Le circostanze della loro morte e i responsabili restano sconosciuti.

Il 7 dicembre, i membri delle forze di sicurezza etiopi hanno sparato a un veicolo con a bordo personale di sicurezza Onu nei pressi del campo profughi di Shimelba, nel Tigré. Il 9 dicembre, un portavoce del governo ha detto che il veicolo è stato colpito perché viaggiava diretto verso l’area senza un opportuno permesso del governo etiope e ha anche sostenuto che il veicolo non si era fermato a due posti di blocco.

Si tratta di attacchi abominevoli. Gli operatori umanitari devono essere rispettati e protetti da tutte le parti del conflitto, come stabilito dal diritto umanitario internazionale. Gli attacchi deliberati nei confronti di coloro che forniscono assistenza umanitaria possono costituire un crimine di guerra. Le autorità etiopi devono ordinare alle proprie forze impegnate in azioni militari nella regione di smettere di prendere di mira gli operatori umanitari e le strutture in cui lavorano”, ha concluso Deprose Muchena.

Ulteriori informazioni

Il 4 novembre 2020, il Primo Ministro Abiy Ahmed ha ordinato alle Forze etiopi di difesa nazionale, sostenute dalle forze speciali e dalle milizie, di lanciare un’offensiva militare contro la Polizia paramilitare regionale del Tigrè e le milizie fedeli al Fronte popolare di liberazione del Tigrè, in risposta a molteplici attacchi da parte delle forze di sicurezza del Tigrè contro la base del Comando Nord delle Forze etiopi di difesa nazionale situata a Makallè e altre strutture militari della regione del Tigrè.
Lo scorso mese, Amnesty International ha chiesto la protezione dei civili durante l’offensiva di Makallè, dopo aver documentato il massacro che ha causato la morte di centinaia di civili a Mai-Kadra, nel Tigrè occidentale.