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“I soldati eritrei sono scesi da due mezzi pesanti. Erano le 8 ed ero fuori dalla mia abitazione. Ho sentito i primi colpi e ho pensato a uno scontro a fuoco. Nulla di tutto questo: stavano sparando alle persone che si trovavano di fronte. Una è morta a cinque metri da me, all’istante”.
Questa è una delle sei testimonianze raccolte da Amnesty International sulle uccisioni compiute dalle truppe eritree il 12 aprile mentre transitavano nel centro della città di Adua, nello stato etiope del Tigré. Il bilancio è stato di tre morti e 19 feriti.
“Urlavano in tigrino, uccidendo a caso chi ostacolava il passaggio dei due mezzi che avevano targhe eritree. I soldati indossavano uniformi eritree”, ha dichiarato un secondo testimone.
I feriti ricoverati all’ospedale di Axum presentavano ferite da colpi di arma da fuoco al petto, allo stomaco, alle gambe e alle braccia.
Amnesty International è tornata a chiedere un’inchiesta internazionale sulle violazioni dei diritti umani, tra cui crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità, commesse durante il conflitto del Tigré.