Etiopia: prigionieri di coscienza sotto processo per tradimento

1 Maggio 2006

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Etiopia: prigionieri di coscienza sotto processo per tradimento, rapporto di Amnesty International

CS45-2006: 02/05/2006

Amnesty International ha chiesto oggi al governo dell’Etiopia di rilasciare immediatamente e senza condizioni le decine di parlamentari, difensori dei diritti umani e giornalisti che da oggi sono sotto processo per tradimento. In realtà si tratta, secondo l’organizzazione, di prigionieri di coscienza che non hanno usato né promosso la violenza.

Nel rapporto ‘Etiopia: prigionieri di coscienza sotto processo per tradimento’, Amnesty International presenta una prima analisi del procedimento e delle incriminazioni, nonché un profilo degli imputati, tra cui figurano diversi avvocati, accademici e un ex Inviato speciale dell’Onu. Il rapporto elenca una serie di preoccupazioni sui rischi legati a un processo iniquo e di raccomandazioni al governo di Addis Abeba e alla comunità internazionale.

Questo processo ci preoccupa molto e ha grandi implicazioni per i diritti umani, la libertà d’informazione e la democratizzazione in Etiopia‘ – ha dichiarato Amnesty International. ‘Sarà un test decisivo per valutare l’indipendenza e l’imparzialità del sistema giudiziario del paese‘.

Sono 76 gli imputati che da oggi, terminate le indagini preliminari, sono sottoposti a processo. L’elenco comprende: Hailu Shawel e altri dirigenti della Coalizione per l’unità e la democrazia, partito di opposizione; Mesfim Woldemariam, fondatore del Consiglio etiope per i diritti umani, 76enne e in cattive condizioni di salute dopo uno sciopero della fame; Yakob Hailemariam, ex Inviato speciale dell’Onu e rappresentante della pubblica accusa contro i responsabili del genocidio in Rwanda; esponenti di gruppi della società civile, come Action Aid, l’Organizzazione per la giustizia sociale in Etiopia e l’Associazione degli insegnanti etiopi; e 14 giornalisti della stampa indipendente.

Le accuse a loro carico vanno dal tradimento all’oltraggio alla Costituzione, dalla cospirazione armata al genocidio: un’incriminazione, quest’ultima, che Amnesty International definisce ‘assurda’. Quasi tutti i reati sono punibili con la pena di morte.

Con l’eccezione dei tre attivisti della società civile, che si sono dichiarati ‘non colpevoli’ e saranno difesi in aula, tutti i prigionieri hanno rifiutato di presentarsi in tribunale o di presentare memorie difensive, sostenendo che il processo sarà iniquo.

Gli imputati erano stati arrestati lo scorso novembre nel contesto di una serie di manifestazioni, indette dall’opposizione per protestare contro l’esito, definito fraudolento, delle elezioni del 15 maggio. Tra giugno e novembre, le forze di sicurezza hanno ucciso oltre 80 manifestanti e arrestato migliaia di sostenitori della Coalizione per l’unità e la democrazia, molti dei quali tuttora detenuti senza accusa né processo.

Il processo che si apre oggi dovrebbe durare diversi mesi. Vi assisterà, in qualità di osservatore, un rappresentante dell’Unione europea.

La Missione di osservazione elettorale dell’Unione europea, in un rapporto preliminare dell’agosto 2005 e nella versione definitiva pubblicata nel marzo di quest’anno, ha espresso gravi riserve sulla correttezza delle elezioni. Il primo ministro etiope, Meles Zenawi, ha definito il rapporto preliminare ‘spazzatura’ e non ha risposto a quello finale. Altre critiche, provenienti dai paesi donatori, sono state respinte dal governo.

La scorsa settimana i principali donatori hanno nuovamente chiesto la scarcerazione degli oppositori, dei giornalisti e degli esponenti della società civile. L’Ambasciatore del Gruppo dei donatori ha affermato che tutti i leader eletti dovrebbero avere la possibilità di prendere parte al processo di riconciliazione politica. A gennaio, il governo britannico ha cancellato aiuti per 88 milioni di dollari, motivando la propria decisione con preoccupazioni per le modalità di governo e per le violazioni dei diritti umani nel periodo successivo alle contestate elezioni.

Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale ad aumentare gli sforzi per agire in modo imparziale ed efficace per il rispetto dei diritti umani in Etiopia, in linea con gli impegni in materia di diritti umani dei governi, dei paesi domatori e delle organizzazioni intergovernative come l’Onu, l’Unione africana e l’Unione europea.

I partiti di opposizione, i difensori dei diritti umani e i giornalisti dovrebbero essere liberi di svolgere il proprio lavoro senza timore di andare incontro ad arresti arbitrari, a processi estenuanti e probabilmente irregolari per rispondere di accuse di natura politica e ad altre violazioni dei diritti umani‘ – ha affermato Amnesty International.

FINE DEL COMUNICATO                             Roma, 2 maggio 2006

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