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Il rapporto di Amnesty International “Lo stato decide chi sono: mancanza di riconoscimento legale per le persone transgender in Europa”, mette in evidenza le violazioni dei diritti umani subite dalle persone transgender quando desiderano cambiare il genere.
In Finlandia le persone transgender non possono cambiare il genere sui documenti a meno che non si sottopongano a una diagnosi psichiatrica, a trattamenti medici che includono la sterilizzazione e alla “prova di vita reale”. Juudas, un ventenne transgender che vive a Tampere, in Finlandia, ed è in procinto di ottenere il riconoscimento legale di genere, ha dichiarato ad Amnesty International: “Trovo offensivo avere sui documenti e nei registri indicazioni [di genere] non vere. Questo mi mette in una situazione in cui devo sempre essere pronto a rispondere a domande. Il mio nome è Juudas, mi sento [un uomo] ma sui miei documenti c’è scritto F – femmina. Una cosa importante che ti dà il riconoscimento di genere è la sicurezza. Ma anche il fatto che, agli occhi della società, io voglio essere quello che sono veramente“.
Luca è un giovane transgender norvegese che legalmente è ancora una donna. Egli si oppone alla chirurgia genitale: “Voglio che il mio genere legale sia maschile. In teoria potrei ottenere il riconoscimento del mio genere, ma solo se mi facessi sterilizzare. Questo per me è fuori discussione. Ti presentano quel trattamento come una parte di un pacchetto completo, senza tenere in considerazione i desideri individuali. Io sono un transgender maschile“.
Eefje è una transgender di 25 anni che si sta sottoponendo alla procedura di riassegnazione di genere, compresa la riassegnazione genitale chirurgica, presso la Clinica di genere di Gand, in Belgio. Giuridicamente è ancora un maschio: “Ho frequentato un corso per diventare assistente cuoco. Alla fine del corso dovevo completare un tirocinio e mi è stato chiesto di presentare la domanda usando il nome e il genere legali. Questa cosa ha avuto su di me un grande impatto psicologico perché durante il corso mi hanno sempre dato ordini chiamandomi con il nome maschile. Alla fine del tirocinio, il direttore mi ha detto che avrebbe potuto assumermi ma che altri colleghi si erano detti contrari perché ero transgender“.
Hélène, una transgender che vive a Parigi, è nata maschio. In Francia non esiste una legislazione specifica che permetta alle persone transgender di cambiare il genere o il nome sui documenti ufficiali. Il cambiamento viene deciso dai tribunali che non seguono procedure omogenee ma che spesso richiedono lunghi trattamenti medici: “Voglio sottopormi all’intervento chirurgico di riassegnazione di genere, perché per me è importante per poter vivere come una donna. Sento di essere una donna da quando avevo quattro o cinque anni, ma mi ci sono voluti molti anni per fare coming out … ne avevo 48. Sono stata molestata a scuola e brutalmente picchiata quando avevo 15 anni perché mi percepivano come un ragazzo effeminato. Nella mia testa avevo deciso una data di scadenza; non avrei compiuto 50 anni da uomo. Piuttosto mi sarei suicidata prima. È così difficile passare tutta la vita continuamente in contrasto con ciò che davvero sei“.
Patricia è una transgender di 53 anni ancora giuridicamente maschio. È sposata con Susan. Vivono a Cork, in Irlanda, e hanno due figli ventenni. Per Patricia, il riconoscimento legale di genere è l’ultimo passo di un lungo e difficile processo attraverso il quale è divenuta consapevole della sua identità di genere. Tuttavia, lei e Susan si oppongono con forza all’idea di dover divorziare se nella legislazione irlandese sul riconoscimento legale di genere venisse inserito obbligatoriamente il requisto di stato libero. “Il fatto che altre persone, al di fuori della nostra unione, possano decidere che dovremmo divorziare … è una violazione dei nostri diritti. Sono la stessa persona che ero quando mi sono sposata. L’unica cosa che sta cambiando è l’indicazione di genere sul mio certificato di nascita. In fin dei conti chiedo soltanto di essere riconosciuta per quello che sono, e questo mi verrebbe negato“.