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Amnesty International, Oxfam International e Iansa (Rete internazionale d’azione sulle armi di piccolo calibro), promotrici della campagna Control Arms, hanno manifestato grande sconcerto per il fallimento della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle armi leggere e di piccolo calibro. La Conferenza si è infatti chiusa senza raggiungere un accordo, sebbene la maggior parte dei governi (compresa l’Unione europea e molti paesi africani e latino-americani) avessero sostenuto la necessità di più rigidi controlli sul commercio internazionale delle armi leggere e di piccolo calibro.
La Conferenza, terminata il 7 luglio, è arrivata a un punto morto dopo che una manciata di Stati, tra cui in particolare gli Usa, ha manifestato una così forte contrarietà su una serie di punti-chiave, da rendere impossibile qualsiasi accordo. Tra gli altri paesi che hanno impedito di fare passi avanti verso controlli globali sul commercio delle armi di piccolo calibro, la campagna Control Arms segnala Cuba, India, Iran, Israele e Pakistan.
‘Il mondo è stato tenuto in ostaggio da una piccola minoranza di paesi. Durante le due settimane in cui si è svolta la Conferenza, le armi di piccolo calibro hanno ucciso 12.000 persone. Le vittime sono state tradite e uccise‘ – ha dichiarato Anna Macdonald, responsabile della campagna Control Arms per Oxfam International.
La campagna Control Arms porterà la sua richiesta di più rigorosi controlli sulle armi all’Assemblea generale dell’Onu di ottobre. In quell’assise, le decisioni sono spesso sottoposte a votazione a maggioranza e ciò significa che una piccola minoranza di paesi non può bloccarle. Alcuni governi hanno già dichiarato che intendono presentare una risoluzione al primo Comitato dell’Assemblea generale, in cui si chiede l’apertura di negoziati su un Trattato sul commercio di armi, legalmente vincolante.
‘Il mondo ha disperatamente bisogno di un Trattato, forte e applicato in modo efficace, per fermare l’attuale flusso di armi verso chi si rende responsabile di gravi abusi dei diritti umani‘ – ha sottolineato Brian Wood, responsabile della ricerca sul commercio di armi per Amnesty International.
La campagna Control Arms chiede ai governi di istituire tale Trattato e di concordare una serie di linee guida globali sulla vendita delle armi di piccolo calibro, in modo da fermare i flussi che alimentano le violazioni dei diritti umani e la povertà nel mondo.
‘Facendo fallire questo incontro, i governi hanno gettato alle ortiche l’opportunità di agire per salvare vite umane in tutto il mondo. È inaccettabile che due settimane di discussioni non abbiano prodotto alcun risultato, soprattutto sapendo che le armi causano 1000 morti al giorno‘ – ha commentato Rebecca Peters, direttrice di Iansa.
Oltre un milione di persone di 160 paesi – di cui 40.000 in Italia – hanno sostenuto la campagna Control Arms, aderendo alla ‘Petizione del milione di volti’, presentata al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, il 26 giugno, giornata inaugurale della Conferenza di New York.
Julius Arile, che ha presentato la ‘Petizione del milione di volti’ a Kofi Annan, ha detto: ‘Sono venuto a questa conferenza per chiedere ai governi del mondo di fermare il flusso di armi verso la zona in cui vivo, nel Kenya del nord. Ho perso molti amici e anche mio fratello a causa della violenza armata. Sono veramente amareggiato per il fatto che il mondo non abbia fatto nulla per aiutare me e milioni di persone come me‘.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 10 luglio 2006
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