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Il Festival CinemAmbiente si schiera al fianco della nostra campagna che chiede protezione per i difensori dei diritti dell’ambiente.
“La violazione dei loro diritti è l’emergenza numero uno – afferma il direttore del Festival CinemAmbiente Gaetano Capizzi –. Oggi è la Giornata mondiale dell’ambiente, siamo qui al Festival e possiamo dire quello che vogliamo, i giovani delle nostre città possono manifestare liberamente. Invece altrove c’è chi viene ucciso perché fa sentire la sua voce, non dobbiamo e non possiamo dimenticarlo“.
Nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno, CinemAmbiente propone – nell’ambito della sezione Ecotalk – l’incontro-proiezione “Difendiamo chi difende i diritti della terra” (ore 16, Cinema Massimo – MNC, Sala Soldati).
Il documentario, realizzato dalle associazioni Aluna Acompañamiento Psicosocial e Servicios y Asesoría para la Paz – SERAPAZ, racconta la resistenza dei difensori dei diritti dell’ambiente in Messico, dove, nel solo 2018, sono stati uccisi diciassette attivisti, tra cui Julián Carrillo, difensore della terra e dell’ambiente del popolo indigeno Rarámuri.
Nell’occasione, tutti i partecipanti al festival sono invitati a firmare il nostro appello per chiedere giustizia per Julián Carrillo e protezione per tutto il popolo Rarámuri della Sierra Tarahumara, nello stato di Chihuahua.
Intervengono Paola Ramello, del coordinamento America Latina di Amnesty International, e Marco Sarasin, di Peace Brigades International; modera Marco Fratoddi, giornalista, segretario generale della FIMA – Federazione Italiana Media Ambientali.
In tutto il mondo i difensori dei diritti umani sono in pericolo e rischiano la vita.
Lo abbiamo denunciato a più riprese, promuovendo ricerche che hanno raccolto le prove di attacchi mortali a chi lotta in difesa dell’ambiente, dei diritti delle donne e di quelli delle persone Lgbti così come giornalisti e avvocati, uccisi o vittime di sparizione forzata.
In molti hanno ricordato come le richieste di protezione da parte delle vittime fossero state ripetutamente ignorate dalle autorità e come i responsabili siano rimasti alla larga della giustizia, alimentando un ciclo mortale d’impunità.