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Secondo un rapporto diffuso da Amnesty International il 7 settembre, a partire dal colpo di stato di aprile la situazione dei diritti umani nelle isole Figi si è andata sempre più deteriorando.
Il rapporto descrive un ampio sistema di tattiche repressive usate dalla giunta militare ad interim per stroncare le proteste e intimidire gli oppositori, tra cui pestaggi, arresti arbitrari, minacce nei confronti dei difensori dei diritti umani e gravi limitazioni alla libertà d’espressione, d’opinione e di assemblea.
Amnesty International chiede alla giunta militare di abrogare le Norme sulla pubblica emergenza, emanate il 10 aprile in concomitanza con l’abolizione della Costituzione. Queste Norme concedono all’esercito e ad altre forze di sicurezza il controllo assoluto sulla popolazione figiana e garantiscono ai militari e agli agenti di polizia la piena immunità dai procedimenti giudiziari anche in caso di gravi violazioni dei diritti umani.
Amnesty International sollecita la comunità dei paesi donatori a premere sulla giunta militare al potere nelle isole Figi affinché sia ripristinato lo stato di diritto. L’organizzazione per i diritti umani si rivolge in particolare alla Cina, principale paese donatore: il governo di Pechino, pur sostenendo ufficialmente di non voler interferire negli affari interni dei paesi, ha preso decisamente posizione nella crisi in atto nell’arcipelago dalla fine del 2006 e dovrebbe usare la sua influenza per favorire una soluzione basata sul rispetto dei diritti umani.