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Il 6 novembre, la vicepresidente Leni Robredo, esponente del Partito liberale, all’opposizione, ha accettato l’invito del presidente Rodrigo Duterte a co-presiedere il comitato inter-agenzie per la lotta contro la droga, insieme al capo dell’Agenzia antidroga.
Critica da tempo nei confronti della “guerra alla droga”, la vicepresidente Robredo ha recentemente ribadito la sua opinione secondo cui la campagna è stata fallimentare, sfidando poi pubblicamente il presidente Duterte a subentrargli nella “guerra alla droga”.
“Gli impegni assunti dalla vicepresidente Robredo per porre fine alle uccisioni e cambiare l’approccio del governo alle questioni legate alla droga sono ben accetti. Se non altro, ciò dimostra che la pressione globale sta avendo un effetto e che l’opinione pubblica nelle Filippine si sta ribellando all’approccio errato della cosiddetta ‘guerra alla droga’“.
Questo il commento di Nicholas Bequelin, direttore regionale per l’Asia orientale e sud-orientale di Amnesty International.
“La domanda cruciale è se questa nomina potrà portare a cambiamenti significativi. Avrà il potere di chiamare a rispondere del loro operato agenti di polizia e altri funzionari, per non parlare degli uomini armati sconosciuti sospettati di molte altre uccisioni? Alla vicepresidente Robredo deve essere dato il potere di fermare le uccisioni quotidiane e cambiare la mortale struttura di comando che abbiamo denunciato, altrimenti questa mossa sarà un gesto vuoto“.
“La sua nomina non cambia il fatto che la ‘guerra alla droga’ dell’amministrazione Duterte equivalga a un crimine contro l’umanità. Proprio il mese scorso, Duterte ha detto a un funzionario di polizia di ‘andare a uccidere tutti’. Se questo incitamento dall’alto a uccidere non cesserà, neanche le uccisioni e le altre violazioni dei diritti umani finiranno“.
Dal 2016, anno dell’insediamento della presidenza Duterte, migliaia di persone sono state uccise in un’ondata di violenze autorizzate dallo stato. In molti casi si è trattato di esecuzioni extragiudiziali.
Nel luglio 2019, abbiamo pubblicato un rapporto, “Uccidono e basta: esecuzioni extragiudiziali e altre violazioni dei diritti umani nella guerra alle droga nelle Filippine” che documentava come dirigenti di polizia che avevano precedentemente supervisionato operazioni violente nella capitale Manila erano stati poi trasferiti nella provincia di Luzon centrale, dove continuano a dirigere operazioni brutali.
Per noi, queste uccisioni rappresentano crimini contro l’umanità.