Filippine: il nuovo presidente contrasti le violazioni anziché aggravarle

11 Maggio 2016

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Il 9 maggio 2016 Rodrigo Duterte, ex sindaco di Dawao, è stato eletto nuovo presidente delle Filippine. Amnesty International auspica che il presidente Duterte affronti la drammatica situazione dei diritti umani nel paese e ponga fine alle esecuzioni extragiudiziali, agli arresti arbitrari, alla detenzione segreta e alla tortura.

Nel corso della campagna elettorale Duterte ha fatto una serie di dichiarazioni che, se venissero tradotte in atti concreti, contravverrebbero agli obblighi internazionali assunti dalle Filippine: ad esempio, l’impegno a ridurre i tassi di criminalità attraverso l’esecuzione extragiudiziale di presunti malviventi.

Nel novembre 2015 Amnesty International aveva pubblicato un agenda in cinque punti sui diritti umani, chiedendo a tutti i candidati di sottoscriverla e impegnarsi a realizzarla.

Questi erano i cinque punti:

  • porre fine alle esecuzioni extragiudiziali, agli arresti arbitrari, alla detenzione segreta e alla tortura;
  • porre sotto controllo l’operato della polizia, dell’esercito e di gruppi che agiscono per conto dello stato;
  • revocare l’ordine esecutivo 546 che autorizza la polizia ad appoggiare l’esercito nelle operazioni contro-insurrezionali, anche attraverso il ricorso a milizie e gruppi paramilitari;
  • assicurare il ritorno volontario e incolume degli sfollati e inserire la protezione dei diritti umani all’interno dei negoziati di pace;
  • rendere i diritti umani una priorità nell’azione degli organi di governo; ratificare i principali trattati sui diritti umani.

Duterte è stato l’unico candidato a non aver risposto ad Amnesty International.