Filippine, nuova legge sui crimini informatici minaccia la libertà d’espressione

9 Ottobre 2012

Tempo di lettura stimato: 2'

Aggiornamento 10 ottobre: La legge è stata provvisoriamente sospesa dalla Corte costituzionale

Il 3 ottobre è entrata in vigore nelle Filippine la legge sulla prevenzione dei crimini informativi (legge della repubblica n. 101750), che prevede fino a 12 anni di carcere per gli autori di commenti online ritenuti diffamatori.

Questa legge, per Amnesty International, costituisce una minaccia alla libertà d’espressione. Il suo testo estende la definizione di diffamazione già contenuta nel codice penale, ossia la pubblica e maliziosa attribuzione di un comportamento spregevole che tende a screditare o disonorare un’altra persona, agli ‘atti compiuti tramite un computer od ogni mezzo similare che possa essere scoperto in futuro’.

Inoltre, la nuova legge conferisce al ministero dell’Interno il potere di chiudere siti Internet e monitorare le attività online senza mandato dell’autorità giudiziaria.

La Corte costituzionale ha già ricevuto cinque ricorsi sul possibile contrasto della nuova legge con la disposizione della Costituzione delle Filippine che vieta l’introduzione di leggi che penalizzino la libertà d’espressione.

Nel gennaio 2011, il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite aveva determinato che la criminalizzazione della diffamazione, prevista dalle leggi delle Filippine, era in contrasto con le norme sulla libertà d’espressione contenute nel Patto internazionale sui diritti civili e politici.