Tempo di lettura stimato: 2'
Il 23 novembre 2009 almeno 57 persone, tra cui 32 giornalisti, vennero sequestrate e assassinate nella provincia di Maguindanao, nel sud delle Filippine, in quello che viene considerato il più grave attacco mai avvenuto nel mondo contro gli operatori dell’informazione. A un anno di distanza, Amnesty International ha criticato l’assenza di giustizia e ha chiesto al governo del presidente Aquino di fermare la proliferazione delle bande armate private al soldo dei clan locali.
Figure di primo piano del clan Ampatuan, tra cui lo stesso governatore di Maguindanao, sono sotto inchiesta per il massacro ma il procedimento giudiziario va avanti con estrema lentezza e tra mille ostacoli. Delle oltre 200 persone implicate, 114 sono ancora latitanti.
Nel frattempo le bande armate private continuano a operare senza freni, grazie all’Ordine esecutivo 546, in vigore dal 2006, che autorizza la Polizia nazionale ad avvalersi di milizie e di Organizzazioni civili di volontari come ‘moltiplicatori di forza’.