Fortezza Europa: fatti e cifre

9 Luglio 2014

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Un rifugiato è una persona che è fuggita dal proprio paese perché ha un fondato timore di persecuzione e il suo governo non può o non potrà proteggerla.

Le procedure di asilo sono destinate a determinare se qualcuno risponde alla definizione legale di rifugiato. Quando un paese riconosce qualcuno come un rifugiato, gli dà protezione internazionale, come un sostituto per la protezione nel suo paese d’origine.

Un richiedente asilo è colui che ha lasciato il proprio paese in cerca di protezione, ma deve ancora essere riconosciuto come rifugiato. Durante il tempo in cui una domanda di asilo viene esaminata, i richiedenti asilo non devono essere costretti a ritornare nel loro paese d’origine.

Refoulement è il trasferimento forzato di una persona verso un paese in cui rischierebbe gravi violazioni dei diritti umani. Il diritto internazionale vieta il trasferimento di chiunque in un luogo dove la sua vita o libertà siano a rischio – questo è conosciuto come il principio di non-refoulement.

I respingimenti avvengono quando le persone sono spinte verso il paese che stanno cercando di lasciare – o in alcuni casi in alto mare – poco dopo aver attraversato la frontiera, senza la possibilità di impugnare il loro rimpatrio forzato. La deportazione di un gruppo di persone senza riguardo a ogni caso individualmente, è un’espulsione collettiva ed è vietata dal diritto internazionale.

FATTI

Alla fine del 2013, i paesi che ospitavano il maggior numero di rifugiati erano: Pakistan, Iran, Libano, Giordania, Turchia, Kenya, Ciad, Etiopia, Cina e Stati Uniti.

Dall’inizio della crisi in Siria nel 2011, oltre 2,8 milioni di siriani sono fuggiti dalle loro case. A fine  aprile 2014 solo 96.000 avevano raggiunto l’Europa e chiesto asilo.

Nel 2013, il 48 per cento di tutti coloro che erano entrati irregolarmente e il 63 per cento di tutti coloro che sono arrivati irregolarmente via mare verso l’Europa provenivano da Siria, Eritrea, Afghanistan e Somalia, paesi lacerati da conflitti e diffuse violazioni dei diritti umani.

In appena due settimane nell’ottobre 2013, più di 400 persone hanno perso la vita in due naufragi al largo della costa di Lampedusa, un’isola italiana nel Mediterraneo. In due naufragi consecutivi l’11 e il 12 maggio 2014, almeno 50 persone hanno perso la vita tra la Libia e l’Italia e altre centinaia si teme siano morte.

COSTI

Tra il 2007 e il 2013 l’Unione europea (Ue) ha stanziato circa 4 miliardi di euro per le procedure di asilo, integrazione, rimpatrio dei cittadini di paesi terzi e di controllo delle frontiere. Quasi la metà (1.820 milioni di euro) è stata destinata al controllo delle frontiere. Solo il 17 per cento ( 700 milioni di euro) è stato stanziato per sostenere procedure di asilo.

STANZIAMENTO DI FONDI PER RIFUGIATI E FRONTIERE ESTERNE IN ALCUNI STATI MEMBRI 2007-2013

Bulgaria

– Fondo rifugiati: €4,295,548.61
– Fondo frontiere esterne: €38,131,685.92

Grecia

– Fondo rifugiati: €21,938,521.14
– Fondo frontiere esterne: €207,816,754.58

Spagna

– Fondo rifugiati: €9,342,834.50
– Fondo frontiere esterne: €289,394,768.35

Nel 2012, 20 milioni di euro sono stati stanziati dall’Ue per aiutare la Turchia a ‘rafforzare la capacità di sorveglianza delle frontiere’. Lo stesso anno, gli aiuti umanitari alla Turchia – dove 280.000 siriani avevano cercato protezione dallo scoppio della crisi nel 2011 – erano solo 3.8 milioni di euro da parte della Commissione europea e 10.5 milioni di euro da tutti gli stati membri dell’Ue.

RISPOSTA DELL’UE ALLA MIGRAZIONE IRREGOLARE

Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa presso le frontiere esterne degli stati membri dell’Unione europea, è diventata operativa nel 2005. Suo compito principale è quello di coordinare operazioni congiunte tra gli stati membri presso le frontiere esterne marittime, terrestri e aeree dell’Ue.

L’Ue e gli stati membri hanno cercato di creare una zona cuscinetto con accordi di cooperazione con i paesi vicini che li aiutino a bloccare l’immigrazione irregolare verso l’Europa.

Il Sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (Eurosur) è diventato operativo nel dicembre 2013. Include la tecnologia di scambio di informazioni che viene utilizzata dalle autorità nazionali degli stati membri dell’Ue e dagli stati del sistema Schengen (i 26 stati europei che hanno abolito il controllo dei passaporti tra i loro confini) per rafforzare la cooperazione nel controllo delle frontiere sia tra gli stati, inclusi i confinanti paesi non-Ue, sia con Frontex. Si stima che il costo di Eurosur per il periodo 2011-2020 sarà di 338 milioni di euro.

In Bulgaria, telecamere fisse e in movimento e sensori di movimento coprono un tratto di 58 km lungo il confine con la Turchia. Il sistema viene utilizzato non solo per arrestare i migranti e i rifugiati che hanno attraversato il confine con la Bulgaria irregolarmente, ma anche per impedire loro persino di raggiungere il confine bulgaro. Le telecamere di stanza al confine tracciano qualsiasi oggetto in movimento sul territorio turco entro 15 km dal confine.

ACCORDI DI RIAMMISSIONE

Gli accordi di riammissione dell’Ue stabiliscono le procedure per l’espulsione dei cittadini non Ue presenti sul territorio dell’Ue senza autorizzazione nel loro paese di origine o di transito. Anche se gli accordi di riammissione devono riguardare solo i migranti irregolari, ci sono gravi preoccupazioni che i richiedenti asilo possano essere rinviati ai paesi di transito o di origine attraverso accordi di riammissione, senza accesso alle procedure d’asilo. Questo può accadere, per esempio, negli stati membri con carenze sistemiche nelle loro procedure di asilo come la Bulgaria e la Grecia.

I DIRITTI A RISCHIO PRESSO LE FRONTIERE DELL’UE INCLUDONO:

Diritto alla vita
Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona (divieto di detenzione arbitraria)
Divieto di tortura o pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti
Diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio
Diritto di cercare e di godere asilo dalle persecuzioni
Diritto a un rimedio effettivo
Divieto di espulsioni collettive
Nessuno può essere espulso, estradato o altrimenti forzatamente rinviato in uno stato in cui esiste un rischio reale che lui o lei sia sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altri trattamenti o pene crudeli, disumani o degradanti (principio di non-refoulement)
Gli stati contraenti non devono applicare sanzioni penali, a causa del loro ingresso o soggiorno irregolare
In tutte le decisioni relative ai minori […] l’interesse superiore del minore deve essere una considerazione primaria

Firma l’appello rivolto al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi