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Amnesty International ha condannato lo sgombero di 150-200 rom eseguito dalle autorità francesi il 1° settembre a Saint Denis, nella regione di Parigi.
Lo sgombero, solo l’ultimo di una serie iniziata nell’estate 2010, ha riguardato un campo situato nei pressi dell’ospedale Delafontaine ed è stato portato a termine, senza preavviso né consultazione, da parte delle Compagnies Republicanes de Sécurité, la polizia antisommossa. Decine di famiglie, provenienti da Bulgaria e Francia, sono state portate via in modo sommario dalle loro abitazioni, poi demolite.
Le forze di polizia hanno obbligato le famiglie sgomberate a raggiungere una fermata del tram e a salire su un mezzo messo a disposizione dall’operatore del servizio pubblico Ratp. A bordo e alla fine del percorso, gli agenti della Crs hanno separato i bambini dagli adulti. Una volta a Noisy-le-Sec, questi ultimi sono stati fatti salire su un treno locale della Rer, il cui tragitto è stato ‘scortato’ attraverso la presenza, in ogni stazione successiva, di ingenti forze di polizia. Della maggior parte degli sgomberati si sono perse le tracce.
Il 27 aprile, Amnesty International aveva scritto al nuovo ministro degli Interni Claude Gueant, chiedendo la fine degli sgomberi forzati dei rom, senza ricevere mai una risposta. Lo stesso ministro, il 29 agosto, in un’intervista televisiva aveva fatto riferimento alla ‘delinquenza romena’ e aveva chiesto misure più severe per combattere la devianza minorile romena e l’aumento della cooperazione con la Romania per facilitare le espulsioni verso quel paese.
Nel luglio 2010 il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva definito i ‘campi illegali’ abitati dai rom come fonti di criminalità, chiedendo al governo di smantellarli nel giro di tre mesi.
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