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La procura francese ha emesso tre mandati d’arresto per altrettanti funzionari del governo e dei servizi siriani per le imputazioni di tortura, sparizioni forzate, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
“Questi arresti, uno dei quali riguarda una persona assai vicina al presidente Bashar al-Assad, rappresentano un importante passo avanti verso la giustizia in favore delle innumerevoli vittime delle violazioni dei diritti umani commesse dal governo siriano”, ha dichiarato Anna Neistat, Alta direttrice delle ricerche di Amnesty International.
I tre mandati di cattura riguardano il direttore dei Servizi nazionali di sicurezza Ali Mamlouk; il capo dei servizi segreti dell’aeronautica Jamil Hassan, già raggiunto da un mandato spiccato dalla giustizia tedesca; e il capo del reparto investigativo dei servizi segreti dell’aeronautica presso l’aeroporto militare di Mezzeh, Abdel Salam Mahmoud.
I mandati d’arresto sono stati emessi a seguito di una denuncia presentata alla magistratura francese nel 2016 da Obeida Dabbagh, il cui fratello e il cui nipote – Mazen Dabbagh e Patrick Abdelkader Dabbagh, entrambi con doppia cittadinanza francese e siriana – erano stati arrestati a Damasco nel novembre 2013 e sottoposti a sparizione forzata ad opera dei servizi segreti dell’Aeronautica.
Nel luglio 2018 la famiglia Dabbagh è stata informata dal governo siriano che i due congiunti erano morti, Mazen nel novembre 2017 e Patrick nel gennaio 2014.
“Mentre in Siria continuano a compiersi e a restare impuniti crimini di guerra e crimini contro l’umanità, è decisivo che tutti gli stati cooperino per assicurare giustizia alle vittime. Questa cooperazione può svilupparsi rafforzando l’istituto della giurisdizione universale e altre forme di giurisdizione per indagare e processare, presso i tribunali nazionali, persone sospettate di atrocità”, ha aggiunto Neistat.
“La comunità internazionale deve seguire l’esempio della Francia attivando le azioni possibili per porre fine all’impunità nel conflitto siriano e chiamare tutte le parti a rispondere del loro operato”, ha concluso Neistat.
Dall’inizio del conflitto oltre 80.000 persone sono state vittime di sparizione forzata ad opera delle forze del governo siriano.
Amnesty International continua a sollecitare i leader internazionali a sostenere la richiesta che il Consiglio di sicurezza deferisca la situazione della Siria al Tribunale penale internazionale e a cooperare in pieno col Meccanismo internazionale imparziale e indipendente per collaborare alle indagini e ai procedimenti giudiziari per crimini di diritto internazionale commessi in Siria.