‘Frontex plus’ si concentri su ricerca e soccorso in mare

31 Agosto 2014

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Dopo aver incontrato il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano, il 27 agosto la commissaria europea  agli Affari interni Cecilia Malmström ha annunciato l’avvio di una nuova operazione Frontex per assistere l’Italia nella gestione dei flussi di migranti e rifugiati nel mar Mediterraneo.

Amnesty International considera positivo, per quanto molto tardivo, il fatto che l’Unione europea (Ue) abbia finalmente preso in considerazione in quale modo fermare il tragico tributo di vite umane nel Mediterraneo.

L’organizzazione per i diritti umani ha ripetutamente sollecitato l’Ue e gli stati membri a rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso. Purtroppo, ci sono volute quasi 2000 morti in mare, solo nel 2014, per avviare la discussione su cosa l’Ue e gli stati membri possono fare di concreto.

Sebbene i dettagli non siano ancora noti, le dichiarazioni della Commissione europea hanno confermato che l’operazione coordinata da Frontex nel Mediterraneo, detta ‘Frontex plus’, è complementare all’operazione italiana ‘Mare nostrum’, lanciata nell’ottobre 2013 dopo i naufragi al largo di Lampedusa che costarono la vita a oltre 500 persone.

Amnesty International intende rimarcare che il successo di ‘Frontex plus’ dipenderà dalle risorse e dai mezzi messi a disposizione dagli stati membri. Occorre chiarezza sul modo in cui il mandato e la missione di Frontex verranno adattati a operazioni il cui scopo dev’essere salvare vite umane e garantire accesso alla protezione a coloro che ne hanno bisogno, anziché controllare le frontiere e impedire l’immigrazione irregolare. Occorrono inoltre misure per accertare le responsabilità, insieme alla trasparenza, nei casi di mancata protezione delle vite umane in mare.

Amnesty International ricorda infine agli stati membri che, a prescindere dalle operazioni congiunte dell’Ue, essi continuano ad avere l’obbligo di proteggere le vite umane e garantire accesso e protezione a coloro che cercano di attraversare le loro frontiere. L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato l’Italia a non porre fine all’operazione ‘Mare nostrum’ fino a quando non entrerà in funzione un sistema almeno ugualmente efficace. L’eventuale ridotta capacità di ricerca e soccorso in mare o il repentino ritiro di risorse e mezzi causerebbero quasi certamente numerose perdite di vite umane.