Funzionario del ministero degli Interni serbo condannato per massacro di kossovari

25 Febbraio 2011

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Amnesty International ha accolto con soddisfazione la condanna a 27 anni di carcere inflitta il 23 febbraio 2011 dal Tribunale penale per l’ex Jugoslavia a Vlastimir Djordjevic, un ex alto dirigente di polizia e funzionario del ministero degli Interni della Serbia, giudicato colpevole dell’omicidio di almeno 724 kossovari albanesi, molti di quali civili non armati, e del successivo spostamento in Serbia di almeno 900 corpi, per impedire che si venisse a conoscenza del massacro.

Djordjevic è stato giudicato colpevole anche della deportazione di almeno 200.000 kossovari albanesi. Incriminato nel 2003, è stato arrestato solo nel giugno 2007, in Montenegro.

L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato il governo di Belgrado a contribuire a portare di fronte alla giustizia tutte le persone coinvolte in questo episodio, avvenuto nel 1999.

A partire dal 2001, i resti di centinaia di kossovari albanesi sono stati esumati da fosse comuni in territorio serbo: 644 a Batajnica, 61 a Petrovo Selo e 84 presso il lago di Perucac. Secondo quanto emerso nel processo ai danni di Djordjevic, si è trattato del tentativo di far scomparire le prove di un massacro commesso in Kossovo dalle forze serbe agli ordini dell’allora presidente della Repubblica federale di Jugoslavia, Slobodan Miloševic

Secondo il Comitato internazionale della Croce rossa, 1822 albanesi, serbi, rom e appartenenti ad altre etnie risultano ancora scomparsi dalla fine della guerra del Kossovo del 1999.

Amnesty International ha colto l’occasione per chiedere alla missione di polizia e giustizia dell’Unione europea di aprire un’immediata indagine sul presunto ruolo del primo ministro del Kossovo, Hashin Thaci, nei rapimenti post-conflitto di kossovari albanesi e serbi.