Crimini di guerra in Yemen: Onu sostenga indagine indipendente

15 Settembre 2017

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Mentre lo Yemen continua ad essere dilaniato da un conflitto armato subendo una catastrofe umanitaria e nel nostro Paese continua l’azione delle organizzazioni nazionali e dei gruppi territoriali sardi per chiedere di fermare l’invio di bombe in Arabia Saudita il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni sta per recarsi alle Nazioni Unite per partecipare all’Assemblea Generale.

Le organizzazioni italiane che, in collegamento con le campagne e mobilitazioni internazionali, da tempo chiedono di interrompere le forniture militari del nostro Paese alla coalizione che sta bombardando lo Yemen domandano con forza al Presidente del Consiglio il coraggio di sostenere la proposta di un’indagine internazionale indipendente sui crimini di guerra in Yemen.

La richiesta di Amnesty International Italia, Oxfam Italia, Rete per il Disarmo, Rete della Pace, Movimento dei Focolari, è quella di sostenere la proposta avanzata dai Paesi Bassi e dal Canada di un’indagine indipendente sui crimini di guerra in Yemen. Si tratta di un’iniziativa richiesta da tempo dall’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani e ampiamente sostenuta dalla società civile internazionale. L’azione di accertamento dei crimini deve essere accompagnata dalla sospensione immediata delle forniture di sistemi militari a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen in quanto nessun intervento militare è stato autorizzato dalle Nazioni Unite.

Come noto, l’Italia sta invece continuando a inviare materiali militari ed in particolare bombe aeree all’Arabia Saudita: si stratta di ordigni che vengono impiegati dall’aviazione saudita per bombardare anche le zone civili in Yemen.

Chiediamo che l’Italia, attualmente Membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e che a Novembre ne assumerà la Presidenza, sostenga la proposta di Olanda e Canada e non si allinei alla posizione saudita che continua a rifiutare qualsiasi controllo internazionale sul proprio operato e quello di tutte le parti in causa nel conflitto. Come pure chiediamo che nel nostro Paese ed in parlamento si riapra il dibattito sulla riconversione dell’industria bellica al civile per uscire dal ricatto tra posto di lavoro e valore etico e sociale del lavoro, in particolare in aree dove maggiore è la disoccupazione e l’assenza di investimenti produttivi (si veda il caso della Sardegna), riconvertendo le professionalità e le
tecnologie al servizio di una economia di pace, solidale e sostenibile.

Chiediamo inoltre che l’Italia si ispiri alle decisioni votate a larga maggioranza mercoledì 13 settembre dal Parlamento europeo. In questi giorni infatti – e per la terza volta in due anni – il Parlamento dell’Unione si è espresso a favore di un embargo UE delle forniture di armi verso l’Arabia Saudita, richiedendo all’Alto Rappresentante per la politica estera Federica Mogherini di farsi promotrice di un’iniziativa in tal senso presso gli Stati membri. Confidiamo che la risoluzione, votata da 386 europarlamentari di diversi gruppi politici, trovi maggiore riscontro presso l’Alto Rappresentante Mogherini che finora non ha compiuto alcun passo evidente in tal senso nonostante le due precedenti risoluzioni.

La richiesta di embargo fa parte di una risoluzione riguardante il controllo delle esportazioni di sistemi militari dei paesi membri dell’UE: la risoluzione chiede nuovi e più forti strumenti per garantire un effettivo controllo delle esportazioni di armamenti sottolineando la necessità di un’Autorità europea e di un meccanismo sanzionatorio per rendere operativi i principi della “Posizione comune” europea in vigore e del Trattato internazionale sui trasferimenti di armi (ATT) i cui Stati membri concluderanno  oggi a Ginevra l’annuale incontro di valutazione. Tali Richieste trovano approvazione e pieno sostegno
anche presso le organizzazioni Italiane che si occupano di tali questioni e che in particolare sono da
mesi preoccupate per la drammatica situazione in Yemen.

Nei prossimi giorni anche il Parlamento italiano sarà chiamato ad esprimersi sulla questione e le nostre organizzazioni, come richiesto negli scorsi mesi, fanno appello ai Deputati e alle Deputate affinché il loro voto sia in sintonia con quello espresso dai loro colleghi europei. Fermiamo le forniture di bombe verso l’Arabia Saudita, fermiamo il conflitto e i crimini di guerra in Yemen: il Parlamento non resti indifferente ma voti con responsabilità.