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Anche se i combattimenti su vasta scala paiono al momento cessati, Amnesty International rimane preoccupata per le perduranti notizie di gravi violazioni dei diritti umani che arrivano dalla Georgia. La popolazione civile rischia ancora di venire colpita sulla base della propria appartenenza etnica. Nella Federazione russa sono stati segnalati attacchi contro cittadini georgiani e le loro proprietà. Amnesty International ha lanciato un appello on line per chiedere a tutte le parti coinvolte nel conflitto di far cessare e sottoporre a indagini queste violazioni dei diritti umani.
Il 12 agosto, Georgia e Russia hanno accettato il cessate il fuoco provvisorio promosso dalla Francia, in attesa di ulteriori negoziati. Nei cinque giorni precedenti, gli scontri nelle regioni contese dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia e all’interno della Georgia avevano causato migliaia di morti e feriti tra la popolazione civile e costretto alla fuga decine di migliaia di persone. Dopo l’accordo sul cessate il fuoco, Amnesty International ha continuato a ricevere notizie di violenze su scala locale.
Violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile
Attacchi e rappresaglie su base etnica hanno caratterizzato i conflitti scoppiati all’inizio degli anni ’90 nelle stesse regioni contese di Abkhazia e dell’Ossezia del Sud. Episodi del genere sono tornati a verificarsi in questi giorni, come ad esempio gli incendi di villaggi georgiani in Ossezia del Sud.
In Russia, cittadini georgiani sarebbero stati presi di mira sia in Ossezia del Nord sia nella capitale Mosca. L’11 agosto a Nazran (Inguscezia) è stato incendiato il caffè ‘Cucina georgiana’. La preesistente tensione tra Georgia e Russia aveva provocato già nel 2006 arresti ed espulsioni di cittadini georgiani dalla Federazione russa.
Amnesty International ha anche ricevuto notizie di saccheggi in Ossezia del Sud, nella città di Gori e nei dintorni di quest’ultima. L’organizzazione per i diritti umani è particolarmente preoccupata per l’apparente nascita di formazioni irregolari, in Ossezia del Sud e nelle aree circostanti, costituite da uomini armati che agiscono nell’impunità, incrementando in questo modo i potenziali pericoli per la popolazione civile.
Attacchi indiscriminati contro i civili
Amnesty International sta raccogliendo informazioni sulle cause della morte e del ferimento di migliaia di civili, in un contesto nel quale cifre e circostanze sono difficilmente verificabili in modo indipendente.
Nell’ultima settimana sono stati segnalati bombardamenti contro obiettivi non militari ed edifici civili. L’8 agosto, le forze georgiane hanno attaccato Tskhinvali, la capitale dell’Ossezia del Sud, bombardandola per 14 ore. Il giorno dopo le forze russe hanno lanciato una serie di attacchi contro obiettivi in Georgia, in particolare nella città di Gori.
Dato il livello di distruzione e l’alto numero di perdite denunciato tra la popolazione civile, Amnesty International ritiene che queste azioni possano aver costituito attacchi indiscriminati o sproporzionati oppure deliberati contro obiettivi civili. In tutti i casi, si tratterebbe di crimini di guerra che non devono restare impuniti. Crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nel territorio della Georgia, a prescindere dalla nazionalità degli autori, ricadrebbero sotto la giurisdizione della Corte penale internazionale, ai sensi dell’art. 12 dello Statuto della Corte stessa (Statuto di Roma). La Georgia ha ratificato lo Statuto di Roma il 5 settembre 2003, la Russia lo ha firmato il 13 settembre 2000. Sebbene non abbia ratificato lo Statuto di Roma, il governo russo è obbligato a non compiere azioni contrarie ai suoi obiettivi e scopi, come ad esempio commettere crimini di guerra o crimini contro l’umanità.
Assenza di verifiche indipendenti sulle informazioni provenienti dalla Georgia
Le informazioni provenienti dalla Georgia sono attualmente difficili da verificare e nella maggior parte dei casi si tratta di notizie contraddittorie, eccessive o vaghe. Ciò rende problematica una valutazione accurata della situazione dei diritti umani sul campo. Le difficoltà sono acuite dal fatto che gli stessi operatori dell’informazione sono stati presi di mira: almeno una decina di essi sono rimasti uccisi o feriti nel corso di attacchi commessi da tutte le parti in conflitto. I giornalisti, così come i civili, che si trovano nelle zone di conflitto, devono essere protetti dallo svolgimento delle ostilità.
Amnesty International chiede che osservatori sui diritti umani, compreso il personale degli organismi intergovernativi che si occupano di diritti umani, possano entrare e muoversi liberamente nelle zone di conflitto.
Necessità umanitarie
L’Ufficio dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite ha stimato che circa 100.000 persone siano fuggite dai combattimenti. Il 13 agosto, le agenzie delle Nazioni Unite hanno dichiarato che in Georgia 3.500 persone erano state registrate come sfollate nella capitale Tbilisi e nelle regioni di Tianeti e Kakheti, ma che si stavano approntando aiuti per almeno 30.000 persone. Almeno 20.000 persone sono state registrate dalle autorità russe come sfollate dall’Ossezia del Sud, anche se si ritiene che l’effettivo numero degli sfollati in territorio russo sia inferiore.
Amnesty International chiede a tutte le parti coinvolte nel conflitto di assicurare il transito in condizioni di sicurezza ai rifugiati in fuga dalla violenza. Prima del cessate il fuoco, l’organizzazione per i diritti umani aveva appreso che era stato impedito l’arrivo di aiuti umanitari ai civili intrappolati nel conflitto: ad esempio, i mezzi d’informazione russi avevano riferito che l’11 agosto le ostilità in corso avevano reso impossibile la fornitura di aiuti a Tskhinvali. Il 12 agosto, il Comitato internazionale della Croce Rossa (Icrc) aveva dichiarato che il suo ingresso in Ossezia del Sud per portare aiuti era stato compromesso dagli intensi combattimenti.
Amnesty International sollecita tutte le parti coinvolte nel conflitto a garantire l’assistenza umanitaria e ad accordare un diritto di passaggio e di distribuzione degli aiuti all’Icrc e alle altre agenzie umanitarie presenti nella zona affinché gli aiuti raggiungano tutte le persone che ne hanno bisogno. Inoltre, l’Icrc dovrebbe avere accesso senza ostacoli a tutte le persone detenute nel contesto del conflitto.
Amnesty International continuerà a seguire la situazione a chiedere a tutte le parti coinvolte nel conflitto di garantire protezione ai rifugiati e di assicurare agli sfollati condizioni sicure e stabili per il ritorno alle proprie abitazioni.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 15 agosto 2008
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Comunicato stampa ‘Ossezia del Sud: dare massima priorità alla protezione dei civili’