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L’Alto tribunale regionale di Francoforte ha condannato all’ergastolo Taha Al J. per genocidio e crimini contro l’umanità, alla fine del primo processo al mondo sul genocidio contro gli yazidi. È la prima condanna per genocidio di un ex membro del gruppo armato Stato islamico.
Il 3 agosto 2014 lo Stato islamico lanciò un’offensiva contro la regione del Sinjar, nel nord dell’Iraq, e compì massacri su vasta scala contro la popolazione civile: uccisioni di massa, violenza sessuale, tortura e riduzione in schiavitù. Più di 5000 persone furono uccise e più di 400.000 costrette a lasciare le proprie case. A oggi, più di 2800 donne e bambini yazidi sono ancora prigionieri dello Stato islamico o risultano scomparsi.
L’imputato Taha Al J. è stato riconosciuto colpevole di genocidio per aver comprato come schiave una donna yazida e sua figlia di cinque anni, nel 2015. L’alto tribunale regionale ha ritenuto che Taha Al J., come membro dello Stato islamico, volesse sopprimere la minoranza religiosa yazida comprando le due donne yazide e riducendole in schiavitù. Taha Al J. punì la bambina yazida ammanettandola a una finestra, sotto il sole, e lasciandola morire al caldo torrido davanti la madre. È stato per questo riconosciuto colpevole di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
“La storica sentenza di oggi conferma per la prima volta in un’aula di tribunale che le azioni dello Stato islamico contro gli yazidi nel nord dell’Iraq furono genocidio. I sopravvissuti coinvolti nel caso hanno rimarcato con dettagli strazianti la natura sistematica dello sterminio mirato degli yazidi in Iraq”, ha dichiarato Meike Olszak di Amnesty International Germania.
“A sette anni dal genocidio, era il momento di fare un passo avanti nella battaglia contro l’impunità per i crimini contro gli yazidi e per dare giustizia alle vittime. Ma la sentenza può rappresentare solo l’inizio: servono altri procedimenti per portare alla luce i gravi crimini contro la mia comunità religiosa”, ha commentato Pari Ibrahim, una sopravvissuta yazida irachena.
Il processo è di grande importanza per diversi motivi. È il primo basato sul principio della giurisdizione internazionale in presenza di crimini di diritto internazionale commessi all’estero da un responsabile che non sia cittadino dello stato in cui si svolge il processo ed estradato sulla base di un mandato di arresto internazionale.
“Il procedimento di Francoforte è un passo importante. Ma sono necessari altri processi, soprattutto nei casi di violenza di genere come stupri di massa, matrimoni forzati e altre forme di violenza sessuale”, ha dichiarato Alexander Schwarz, di Amnesty International Germania.
Il processo contro Taha Al J. è iniziato a Francoforte ad aprile 2020. Il gruppo di coordinamento tedesco sul Diritto penale internazionale ha seguito, fin dalle primissime fasi, il procedimento di fronte all’alto tribunale regionale di Francoforte.