Giamaica: ricordare le violazioni dei diritti umani basate sull’identità sessuale!

26 Giugno 2006

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Giamaica: la Sezione Italiana di Amnesty International, in occasione della tournée di Buju Banton, ricorda le violazioni dei diritti umani basate sull’identità sessuale

CS68-2006: 27/06/2006

Le date italiane del cantante giamaicano Buju Banton (Milano 28 giugno, Roma 29 giugno, Lecce 30 giugno) rappresentano, per la Sezione Italiana di Amnesty International, un’importante occasione per far conoscere al pubblico la grave situazione dei diritti umani in Giamaica, e in particolare le violazioni basate sull’identità sessuale.

Secondo i dati raccolti da Amnesty International, nel corso del 2004 si sono verificati una decina di omicidi a sfondo omofonico e almeno 150 persone sono state sottoposte a pestaggio perché ritenute omosessuali. Sempre nel 2004, a giugno, Brian Williamson, fondatore di J-Flag, l’unica associazione per i diritti degli omosessuali nell’isola, è stato brutalmente ucciso nella sua abitazione. Una settimana dopo, Victor Jarrett è stato linciato dalla folla perché ritenuto omosessuale.

Nel novembre 2005 una banda di rapinatori ha fatto irruzione nella casa di Lenford ‘Steve’ Harvey, attivista di un’associazione che si occupa di lotta all’Aids. Secondo i suoi coinquilini, gli aggressori hanno notato una foto di Harvey col proprio compagno e hanno iniziato a insultarlo; poi l’hanno costretto a salire in macchina con loro. Il suo cadavere è stato ritrovato il giorno dopo.

Le leggi giamaicane sulla sodomia, che risalgono al periodo coloniale, prevedono fino a dieci anni di carcere coi lavori forzati per rapporti omosessuali in pubblico o in privato, fra adulti consenzienti, e fino a due anni per qualsiasi forma di ‘condotta indecente’ fra uomini. Oltre a essere discriminatorie in sé, anche in base ai trattati internazionali che la Giamaica ha ratificato, come il Patto internazionale sui diritti civili e politici, queste leggi hanno l’effetto di favorire un clima di impunità. Spesso gli omosessuali non denunciano le violenze subite perché hanno paura di essere arrestati, ricattati o sottoposti a controlli indiscriminati e lesivi della privacy da parte della polizia, dalla quale del resto hanno imparato a non aspettarsi particolare comprensione.

Nel 2004 il sergente David White, portavoce della polizia, ha dichiarato che ‘il governo e la polizia non possono essere ritenuti responsabili della risposta culturale della popolazione giamaicana nei confronti degli omosessuali’.

Ad alimentare questa ‘risposta culturale’ contribuiscono, secondo Amnesty International, anche atteggiamenti e composizioni – come nel caso di Buju Banton, autore del tristemente noto brano ‘Boom bye bye’ – che incitano ad atti di violenza basati solo sulla reale o percepita identità sessuale delle vittime. Lo stesso Banton è stato accusato di aver aggredito sei uomini che riteneva essere omosessuali.

Amnesty International non prende parte ad azioni di boicottaggio nei confronti di manifestazioni artistiche e sottolinea l’importanza che ha avuto, e ha tuttora, la musica reggae nelle campagne per la giustizia sociale. Tuttavia, l’associazione ricorda che ogni persona ha l’obbligo, sulla base del diritto internazionale dei diritti umani, di astenersi da dichiarazioni che incitino ad atti ostili, discriminazione e violenza. Le personalità pubbliche e gli artisti che hanno un largo seguito popolare, in particolare, hanno la responsabilità di rispettare, garantire e promuovere i diritti umani, non di incitare a violarli.

Amnesty International chiede alle autorità giamaicane di:

avviare un dibattito parlamentare sull’abrogazione degli articoli del codice penale che criminalizzano ogni forma di rapporto omosessuale consensuale fra adulti;
mandare un chiaro messaggio che non verranno tollerati abusi o incitazioni alla violenza nei confronti degli omosessuali;
adottare misure concrete per proteggere lesbiche, gay, bisessuali e transessuali dalla violenza e dalla discriminazione;
indagare in maniera esauriente su ogni accusa di violenza e fornire adeguata protezione alle vittime e ai testimoni nei processi riguardanti casi di violenza omofobica.

FINE DEL COMUNICATO                                  Roma, 27 giugno 2006

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