“Giornalista ridotta al silenzio”: la Corte europea condanna l’Azerbaigian

27 Febbraio 2020

Tempo di lettura stimato: 2'

La sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti umani è di grande importanza.

Vi si legge che l’azione giudiziaria delle autorità dell’Azerbaigian nei confronti della nota giornalista Khadija Ismaylova, è stata determinata da “ragioni improprie” con l’obiettivo di “ridurla al silenzio e punirla per il suo lavoro di giornalista“.

La vicenda di Khadija Ismaylova è il simbolo della repressione della libertà d’espressione in Azerbaigian.

Era stata arrestata nel dicembre 2014. All’epoca collaborava con “Azadliq Radio“, il servizio per l’Azerbaigian di Radio Free Europe / Radio Liberty. Nel settembre 2015 era stata condannata a sette anni e mezzo di carcere per accuse fabbricate tra cui “abuso di autorità” ed evasione fiscale.

Nel corso dello stesso anno la Corte suprema aveva ridotto la pena a tre anni, con pena sospesa e successiva scarcerazione.

La condanna rimane tuttavia ancora in piedi, le accuse non sono state ancora annullate e Khadija Ismaylova continua a non poter lasciare l’Azerbaigian.

Giustizia, dunque, non è ancora fatta.

Post di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, pubblicato sul blog “Le persone e la dignità”