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Centinaia di migliaia di migranti nel mondo sono in carcere perché i governi ricorrono sempre di più alla detenzione come strumento di controllo delle migrazioni. Molti rischiano tutto, persino le loro vite, per cercare sicurezza e per avere la possibilità di una vita migliore. In ogni momento sono esposti a sfruttamento, frodi e violazioni dei diritti umani. In occasione del 18 dicembre, Giornata internazionale dei migranti, Amnesty International dà loro voce.
Due anni fa, Sharif (nome di fantasia) ha lasciato il Bangladesh per cercare lavoro. L’uomo ha pagato un agente di reclutamento affinché lo conducesse in Malaysia. Giunto nel paese, un altro agente gli ha confiscato il passaporto ed è stato trattenuto in un’abitazione con altri 60 migranti per diverse settimane e senza cibo a sufficienza. Successivamente gli è stato detto di andare via, ma ha dovuto pagare per riavere il suo passaporto ed è stato costretto a cercare lavoro per conto suo.
Circa un anno dopo, Sharif è stato arrestato perche l’azienda per cui lavorava non era quella indicata nel suo permesso di lavoro. È stato trattenuto per più di 10 mesi nel centro di detenzione di Lenggeng, uno dei peggiori in Malaysia.
Milioni di persone sono intrappolate in questo circolo vizioso fatto di migrazione, sfruttamento e detenzione. Conflitto, povertà, discriminazione e mancanza di opportunità sono solo alcune delle ragioni che spingono le persone a emigrare. Lasciano tutto ciò che hanno, casa, famiglia e amici; alcuni rischiano la vita durante il viaggio.
Molti migranti arrivano nei paesi con un permesso legale, ma successivamente diventano irregolari, ossia senza titolo legale per restare e lavorare nei paesi in cui si trovano. In alcuni casi, questo accade perché i datori di lavoro o gli agenti non rinnovano il permesso di lavoro o perché hanno forniscono loro documenti falsi.
Un gran numero di migranti irregolari finisce nei centri di detenzione, che spesso sono campi di prigionia o prigioni vere e proprie, perché gli stati ricorrono sempre più alla carcerazione come deterrente nei confronti dell’immigrazione irregolare.
In base al diritto internazionale, la detenzione dei migranti deve essere l’ ultima risorsa, a cui ricorrere solo in casi eccezionali, per il più breve tempo possibile e dopo l’accertamento della legittimità e necessità della stessa per ogni singolo caso. In molti paesi, le condizioni di detenzione violano il diritto internazionale.
I migranti irregolari sono particolarmente esposti alle violazioni dei diritti umani. Spesso sono sfruttati da trafficanti e datori di lavoro senza scrupoli e condannati a vivere e lavorare in condizioni deprecabili. Vengono inoltre stigmatizzati e discriminati nella comunità in cui vivono e sottoposti ad arresti arbitrari e detenzioni da parte delle autorità.
Non di rado, sono detenuti in condizioni di sovraffollamento e pessime dal punto di vista igieniche e subiscono abusi. Qualche volta i membri delle famiglie vengono separati. Molti non hanno accesso alla consulenza giuridica oppure non possono fare ricorso contro la detenzione. La maggior parte non ha alcuna idea di quando potranno essere liberati o rinviati nei loro paesi di origine.
In Malaysia, le autorità arrestano e detengono abitualmente coloro che sono sospettati di immigrazione irregolare. Nel luglio 2009, Amnesty International ha avuto accesso a tre centri di detenzione nel paese, che si presentavano sovraffollati e mancanti di condizioni igieniche di base. Nel centro di detenzione di Lenggeng, Amnesty International ha incontrato Sharif.
‘L’acqua che beviamo è molto sporca, contiene piccoli pezzi di metallo arrugginiti. I funzionari qui sono violenti. È molto duro‘ – ha riferito ad Amnesty International. ‘C’e pochissimo cibo. La mattina ci viene danno un pezzo di pane con un po’ di tè nero. Per pranzo e sera, abbiamo un po’ di riso bianco e un piccolo pezzo di pesce secco. Mancano verdura e frutta. Ho sempre fame. Ci sono degli insetti che mi pungono, tanto che ho sempre prurito e sono malato‘.
Situato a sud di Kuala Lumpur, la capitale, il centro di detenzione di Lenggeng è costituito da recinti all’aperto, dove vengono stipati centinaia di uomini. Anche nel campo di detenzione situato ad alcuni minuti dall’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, i migranti sono inoltre tenuti in recinti affollati.
Molte persone rimangono in questi centri per mesi, senza accesso all’assistenza sanitaria necessaria, a un’alimentazione adeguata, all’acqua potabile pulita o all’assistenza legale. Queste condizioni d’indigenza provocano malattie e, in alcuni casi, la morte. Non esiste una durata minima legale di carcerazione e i prigionieri non sono in grado di contestare in tribunale la legalità della loro detenzione.
La Libia è una rotta quasi obbligatoria per i migranti che dall’Africa subsahariana tentano di arrivare in Europa. Molti non ci riescono. Alcuni sono respinti da stati europei, come l’Italia. Altri finiscono per essere arrestati e richiusi in centri di detenzione in Libia. Qui vengono trattenuti a volte per un tempo indefinito e non possono contestare la loro detenzione. A maggio 2009, Amnesty International ha visitato il centro di detenzione di Misratah, a circa di 200 km dalla capitale, Tripoli. Al momento della visita, nel centro si trovavano tra le 600 e 700 persone provenienti da Eritrea, Somalia, Sudan, Nigeria e detenute in celle progettate per accogliere circa 350 persone, in condizioni di sovraffollamento e inidonee.
In Corea del Sud, il governo ricorre a operazioni di polizia come principale strategia per combattere l’immigrazione irregolare. Ogni mese migliaia di lavoratori migranti irregolari vengono arrestati, detenuti e successivamente deportati. Questi giri di vite hanno messo a dura prova la capacità delle strutture detentive, contribuendo al loro sovraffollamento, a creare condizioni di vita indigenti e a ritardare l’accesso alle cure mediche. Alcuni lavoratori migranti irregolari vengono trattenuti in vecchi uffici adibiti a centri di detenzione. Queste strutture sono assolutamente inadeguate: hanno scarsa ventilazione, alcune mancano di finestre esterne, e non hanno uno spazio ricreativo all’aperto.
In Grecia bambini non accompagnati sono trattenuti, in alcuni casi per più di due mesi, in centri di detenzione spesso sovraffollati e in condizioni igieniche pessime. A volte bambini non accompagnati detenuti insieme agli adulti o separati dalle loro famiglie e messi in strutture diverse. A giugno 2009, degli emendamenti legislativi hanno aumentato il periodo di detenzione per i cittadini stranieri nei cui confronti siano stati emessi ordine di espulsione da tre a sei mesi e, in alcuni casi, fino a 12 mesi.
In base al diritto internazionale, le persone migranti detenute devono avere accesso a un avvocato, all’assistenza medica e devono poter ricevere visite dalle loro famiglie. Le condizioni di detenzione dovrebbero essere in linea con le Norme standard minime per il trattamento dei prigionieri dell’Onu e il Corpo di principi dell’Onu per la protezione di tutte le persone in stato di detenzione.
Gli stati devono rispettare i diritti alla libertà e la libertà di circolazione dei migranti e fornire misure efficaci alternative alla detenzione. La detenzione dei migranti deve essere un’eccezione e non la regola. Deve essere usata come ultima risorsa, solo se necessaria e per il più breve periodo possibile.
La Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata il 18 dicembre 1990, promuove e protegge i diritti dei lavoratori migranti. L’articolo 16 garantisce il diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla libertà e alla sicurezza e la protezione dagli arresti arbitrari e detenzioni. Tra gli altri, sono riconosciuti anche il diritto all’accesso ai servizi sociali e sanitari e la libertà dal lavoro forzato. Finora, solo 42 stati hanno ratificato la Convenzione. La maggior parte degli stati che ricevono migranti non l’hanno ancora ratificata.
In occasione della Giornata Internazionale dei migranti, oggi 18 dicembre, Amnesty Internazionale riconosce il contributo che i migranti danno alle società d’accoglienza e chiede agli stati di ratificare la Convenzione. Gli stati che l’hanno ratificata devono garantire che la Convezione venga recepita negli ordinamenti nazionali e implementata. L’organizzazione per i diritti umani sollecita i governi a trovare alternative alla detenzione tenendo in considerazione gli standard internazionali sin materia di diritti umani.
L’Organizzazione internazionale per la migrazione stima che ci sono almeno 200 milioni di migranti nel mondo. Di questi, secondo le Nazione Unite, da circa 20 a 30 milioni sono irregolari.
Ascolta le testimonianze delle quattro lavoratici migranti su www.iopretendodignità.it
Guarda la Galleria fotografica Remembering invisible victims on ‘International Migrants Day”