Giornata internazionale dei rom e dei sinti: Amnesty International chiede giustizia e protezione di fronte alla violenza

8 Aprile 2014

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In occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti, che si celebra ogni anno l’8 aprile, Amnesty International ha denunciato che gli stati europei non stanno contrastando, e anzi in alcuni casi alimentano, la discriminazione, le intimidazioni e le violenze nei confronti dei rom.

In Europa, negli ultimi anni, vi è stata una rilevante crescita della violenza anti-rom. La risposta a questo fenomeno allarmante è stata clamorosamente inadeguata. È inaccettabile che nell’Europa moderna di oggi le comunità rom debbano vivere sotto la costante minaccia della violenza e di attacchi simili ai pogrom‘ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

Troppo spesso i leader europei si mostrano compiacenti verso i pregiudizi che alimentano la violenza contro i rom, definendoli persone asociali e indesiderate. Se da un lato, in generale, condannano i più gravi episodi di violenza contro i rom, dall’altro le autorità sono riluttanti a riconoscerne l’effettiva dimensione e sono lenti a contrastarla. Da parte sua, l’Unione europea si è mostrata restia a contestare agli stati membri la sistematica e fin troppo evidente discriminazione nei confronti dei rom‘ – ha aggiunto Dalhuisen.

In un rapporto diffuso oggi, intitolato ‘Chiediamo giustizia. L’Europa non protegge i rom dalla violenza razzista‘, Amnesty International prende in esame la violenza e le intimidazioni motivate dall’odio compiute da rappresentanti dello stato e da comuni cittadini in Francia, Grecia e Repubblica Ceca, esempi di una situazione trasversale a tutto il continente.

In molti casi, le autorità preposte al mantenimento dell’ordine pubblico non impediscono gli attacchi razzisti e non garantiscono che il movente di odio sia indagato adeguatamente e che gli autori di tali attacchi siano portati di fronte alla giustizia‘ – ha sottolineato Dalhuisen.

I governi europei non tutelano le comunità rom da più punti di vista: discriminazione, sgomberi forzati, segregazione e un’istruzione al di sotto degli standard sono la norma in molti paesi.

L’Unione europea ha un complesso legislativo a sua disposizione per assicurare che la violenza discriminatoria e la discriminazione in quanto tale siano contrastate. Tuttavia la Commissione europea, che ha il compito di supervisionare l’applicazione della legislazione comunitaria negli stati membri, non si è ancora impegnata in un’azione chiara e decisiva per affrontare la violenza e la discriminazione nei confronti dei rom all’interno degli stati membri‘ – ha concluso Dalhuisen.

In occasione della Giornata internazionale dei rom e dei sinti, Amnesty International chiede ai governi nazionali e all’Unione europea un impegno visibile e tangibile per sradicare il flagello della discriminazione, dell’intolleranza e della violenza contro i rom nel continente.

Repubblica Ceca

Nell’estate e nell’autunno del 2013, gruppi di estrema destra hanno organizzato proteste anti-rom in decine di città e villaggi di tutto il paese, ricorrendo a sistematiche intimidazioni nei confronti delle comunità rom. Ad esempio, tra giugno e ottobre, estremisti di destra e abitanti hanno svolto marce a scadenza regolare in un quartiere di České Budějovice dopo una lite tra adulti rom e non rom in un campo da gioco per bambini.

Stefan, un rom, ha dichiarato ad Amnesty International: ‘Alcune persone non si rendono conto che [durante quelle manifestazioni, i rom] devono rimanere chiusi in un unico posto, che i bambini hanno paura. Durano tutto il giorno e ci lasciano traumatizzati. Nessuno merita di vivere un’esperienza del genere. È già successo durante la guerra e penso che oggi, nel 2013, nel XXI secolo, non dobbiamo provarlo di nuovo‘.

Francia

Dopo aver lasciato i loro paesi a causa della discriminazione, molti dei 20.000 rom che si trovano in Francia vivono in insediamenti informali dove raramente hanno accesso a servizi essenziali come quelli igienico-sanitari e l’acqua. Vengono spesso sottoposti a sgomberi forzati, intimiditi dalla polizia o da altri cittadini e a volte attaccati.

La sera del 22 novembre 2011, a Marsiglia, la polizia fece irruzione nell’insediamento informale vicino alla chiesa di St. Martin d’Arenc per eseguire lo sgombero forzato di 10 famiglie rom. Gli agenti lanciarono lacrimogeni dentro le tende dove i bambini stavano dormendo, per poi distruggerle insieme ad altri effetti personali.

R.  fu picchiato dagli agenti: ‘Volevo fuggire ma non riuscivo a vedere niente, a un certo punto ho visto un cancello ma quando stavo per raggiungerlo ho sentito come se mi si fosse rotta una gamba. Poi non ricordo più nulla‘. R. è stato operato per una frattura al femore e ha trascorso sei mesi in un centro di riabilitazione.

Generalmente, i migranti rom di Marsiglia non denunciano i casi di intimidazione e di violenza perché non hanno fiducia nella polizia e temono ulteriori conseguenze. S., un assistente sociale rom che viveva in un campo informale, ha dichiarato ad Amnesty International: ‘I rom hanno davvero il terrore della polizia. Nel mio lavoro, mi capita regolarmente di accompagnare i bambini rom in ospedale per le cure mediche e appena vedono la polizia hanno paura’.

Grecia  

I 250 – 350.000 rom residenti in Grecia sono l’anello finale di una catena di trattamenti discriminatori che va avanti da generazioni. Nel 2012 e nel 2013 la comunità rom di Etokilo, nella Grecia occidentale, ha subito una lunga serie di attacchi in stile pogrom.
Irini ha raccontato ad Amnesty International cosa è successo il 4 gennaio 2013, quando una settantina di persone lanciarono bombe molotov, pietre e travi di legno contro le abitazioni dei rom: “Quando li vidi arrivare, presi i miei figli e ci chiudemmo dentro casa. Loro piangevano, gridavano… Io ero terrorizzata. [Gli aggressori] li conoscevo quasi tutti, eravamo cresciuti insieme. Lanciarono una bottiglia di vetro contro la finestra e la casa prese fuoco“.

Quel giorno, sei case e quattro automobili vennero incendiate o danneggiate. Molti rom hanno raccontato ad Amnesty International di essersi sentiti traditi dalla polizia. Uno di loro ha detto: “Dall’interno della mia abitazione vedevo due agenti. Stavano lì fermi a osservare, chiedendo alle persone di smetterla. Non hanno fatto nient’altro”.

Ulteriori informazioni

Il rapporto che Amnesty International pubblica oggi non menziona l’Italia ma ciò non significa che il paese sia estraneo ai crimini d’odio, anche, ma non solo, nei confronti dei rom.

Tra gli episodi di cronaca degli ultimi anni, Amnesty International ricorda l’attacco al campo rom della Continassa nel quartiere Vallette di Torino, nel dicembre 2011; le massicce minacce e intimidazioni alla comunità rom di Pescara nel maggio 2012, quando a seguito di un omicidio compiuto da un rom, molti membri della comunità rimasero chiusi nelle loro case o si allontanarono dalla città per il timore di violenze; l’attacco con lanci di pietre contro il campo rom di Dione Cassio a Milano (nei pressi di viale Ungheria), nell’aprile 2013.  Questi e altri precedenti attacchi sono stati spesso accompagnati da affermazioni discriminatorie da parte di autorità nazionali e locali, che stigmatizzavano i rom e li collegavano a problemi di sicurezza.
Nonostante la legge Mancino-Reale tuteli le persone vittima di crimini di odio per motivi etnici e di razza, molto resta da fare per prevenire e rafforzare la tutela dei rom e non solo, come ha anche ricordato nel 2012 il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale.

In occasione dell’8 aprile un gruppo di associazioni e organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti umani della comunità rom di Roma – tra cui Amnesty International Italia, Popica onlus, Rete Territoriale Roma Est, Cittadinanza e minoranze, ATD Quarto Mondo – ha scritto al sindaco Ignazio Marino chiedendo di fermare la segregazione abitativa dei rom nei campi autorizzati e che le risorse economiche destinate al rifacimento del ‘villaggio attrezzato’ di via della Cesarina siano invece investite in progetti per la realizzazione del diritto a un alloggio adeguato e l’inclusione sociale per le famiglie rom attualmente accolte nel centro di accoglienza denominato ‘Best House Rom’ e per le famiglie non rom in condizione di disagio abitativo.